Museo di Capodimonte: le collezioni - collezione d'avalos
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Magnifiche collezioni nei saloni e negli appartamenti della Reggia
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Galleria delle arti a Napoli dal ’200 al ’700
Oltre sei secoli di arte nel mezzogiorno, attraverso l'avvicendarsi di svevi, angioini, aragonesi, viceré spagnoli e austriaci, e Borbone. Il percorso è di carattere cronologico ed ospita principalmente le opere di artisti napoletani e meridionali, anche se non mancano maestri di altra provenienza: Roberto d’Oderisio, Luca Giordano, Simone Martini, Andrea Sabatini da Salerno, Colantonio, Matteo di Giovanni, Pinturicchio, Cesare da Sesto, Polidoro da Caravaggio, Vasari, Sodoma, Tiziano. La presenza di questi autori ben commenta la diffusione nel Meridione delle diverse scuole rinascimentali che hanno animato la penisola italica: basti pensare che nella chiesa di Sant'Angelo a Nilo si trovano alcuni esempi di scultura funeraria rinascimentale firmati da Donatello. A queste opere se ne aggiunge una particolarmente nota, la Flagellazione di Cristo di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio. All'interno di questa sezione si apre un secondo percorso incentrato sul 600, il secolo d'oro della pittura partenopea, con artisti del calibro di: Battistello Caracciolo, Carlo Sellitto, lo spagnolo Jusepe Ribera, Artemisia Gentileschi, Simon Vouet, Andrea Vaccaro. Le opere di Massimo Stanzione e Bernardo Cavallino annunciano il nuovo gusto barocco che si presenta anche grazie alle tele di guerra e battaglie di Aniello Falcone e le nature morte di Luca Forte, Giuseppe Recco, Giovan Battista Ruoppolo. Seguono ancora opere di Mattia Preti e altri pittori del periodo fra 600 e 700.
La Collezione d’Avalos

La collezione proviene dalla raccolta di dipinti di Alfonso d’Avalos, donati alla Pinacoteca di Napoli e poi trasferiti a Capodimonte dopo un'aspra diatriba legale. La collezione raccoglie ricami, miniature, stampe, armi e dipinti (Ribera, Pacecco De Rosa, Andrea Vaccaro, Luca Giordano, Giuseppe Recco, Giuseppe Ruoppolo, Abraham Brueghel). La sezione ospita anche gli arazzi della Battaglia di Pavia che raccontano gli episodi della battaglia del 1525 tra Francesi e Austriaci.
Armeria farnesiana e borbonica

Manifesti Mele

Una insolita collezione è quella che è stata donata al Museo di Capodimonte dagli eredi di Emiddio e Alfonso Mele, fondatori de “I Grandi Magazzini Italiani”. La moda e il lusso hanno abitato a Napoli in via San Carlo dal 1889 al 1932, anno di chiusura. L'esposizione presenta le locandine e le stampe dei manifesti pubblicitari della ditta, raccontando lo stile e l'effervescenza di un periodo d'oro per mezza Europa: la belle epoque. La cui atmosfera si respirava a Napoli tra i cabaret e i cafè chantant, tra "sciantose" e ribalte dove avrebbero mosso i primi passi Totò, Eduardo, Viviani, Nino Taranto, Enrico Caruso. A quel tempo Napoli e Parigi erano un universo comune di cultura e spettacolo, normale che si strizzassero l'occhio avvicendevolmente. I Grandi Magazzini Italiani seguirono infatti il modello dei parigini La Fayette e Bon Marché. Tra gli illustratori e disegnatori: Achille Beltrame, Pier Luigi Caldanzano, Leonetto Cappiello, Marcello Dudovich, Franz Laskoff, Gian Emilio Malerba, Achille Luciano Mauzan, AldoMazza, Leopoldo Metlicovitz, Enrico Sacchetti, Aleardo Terzi e Aleardo Villa, i quali, seppur con diverse interpretazioni stilistiche, hanno seguito le indicazioni del committente, enfatizzando la raffinatezza dei capi d’abbigliamento.
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