Santa Caterina da Siena e la Pietà de' Turchini
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La chiesa ospita una delle sedi della Fondazione Pietà de' Turchini
La chiesa di Santa Caterina da Siena si trova nel centro storico di Napoli ed è oggi una delle sedi del centro di musica antica Pietà de' Turchini dove è raccolta la tradizione musicale napoletana del 700.
La chiesa non è solo una notevole testimonianza storica ed architettonica, ma è anche il luogo dove sono custodite preziose testimonianze dell'artigianato napoletano. La Chiesa si trova sul Corso Vittorio Emanuele, di fronte alla stazione della funicolare centrale, in direzione delle discese che portano ai Quartieri Spagnoli. All'interno dell'edificio ecclesiastico si trovano due tele dedicate a Santa Caterina e San Giacomo. Tra gli artisti e decoratori spiccano i napoletani (d'origine o adozione) Francesco De Mura, Luca Giordano, Giacinto Diano, Paolo De Matteis, autori degli altari. Ad arricchire la dimensione artistica della chiesa vi è il pavimento in cotto e maiolicato, risalente al 1760. Sebbene abbia visto la luce nel sedicesimo secolo, oggi la chiesa non mostra più le antiche fattezze poiché ha subito notevoli rimaneggiamenti e ristrutturazioni che poco o nulla lasciano agli occhi dei visitatori odierni della antica chiesa seicentesca: unico testimone di quell'epoca sono le acquasantiere poste alle estremità della navata con Santa Caterina e San Domenico, probabilmente opera di allievi di Cosimo Fanzago. L'ex convento ed il suo chiostro sono oggi sede di alcuni dipartimenti dell'Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa.
Curiosità: il conservatorio della Pietà dei Turchini era uno dei quattro conservatori napoletani che una volta accorpati avrebbero formato l'attuale conservatorio di San Pietro a Majella. I ragazzini ospitati venivano chiamati "li turchini", per via del colore turchino dei loro abiti e dei loro berretti, che costituivano le loro divise.
Santa Caterina da Siena: la chiesa
La chiesa non è solo una notevole testimonianza storica ed architettonica, ma è anche il luogo dove sono custodite preziose testimonianze dell'artigianato napoletano. La Chiesa si trova sul Corso Vittorio Emanuele, di fronte alla stazione della funicolare centrale, in direzione delle discese che portano ai Quartieri Spagnoli. All'interno dell'edificio ecclesiastico si trovano due tele dedicate a Santa Caterina e San Giacomo. Tra gli artisti e decoratori spiccano i napoletani (d'origine o adozione) Francesco De Mura, Luca Giordano, Giacinto Diano, Paolo De Matteis, autori degli altari. Ad arricchire la dimensione artistica della chiesa vi è il pavimento in cotto e maiolicato, risalente al 1760. Sebbene abbia visto la luce nel sedicesimo secolo, oggi la chiesa non mostra più le antiche fattezze poiché ha subito notevoli rimaneggiamenti e ristrutturazioni che poco o nulla lasciano agli occhi dei visitatori odierni della antica chiesa seicentesca: unico testimone di quell'epoca sono le acquasantiere poste alle estremità della navata con Santa Caterina e San Domenico, probabilmente opera di allievi di Cosimo Fanzago. L'ex convento ed il suo chiostro sono oggi sede di alcuni dipartimenti dell'Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa. Il Centro di Musica Antica "Pietà de' Turchini"
Collocato nella sede d'eccezione della Chiesa di Santa Caterina da Siena, raccoglie opere di importanti artisti del Settecento. "Promuovere e divulgare la conoscenza della musica antica in tutte le sue forme ed espressioni, sia in Italia che all’estero" è la mission della Pietà de' Turchini che nel portarla a termine si concentra sulla ricca ed in gran parte inesplorata documentazione circa la musica e lo spettacolo dell’Italia meridionale, in particolare di Napoli. Ricerca dunque, ma anche concerti , eventi e altre attività didattiche. Particolare attenzione riceve il repertorio della tradizione culturale, musicale e teatrale napoletana che, soprattutto in età barocca, stabilisce importanti e proficui rapporti con la tradizione musicale europea.Curiosità: il conservatorio della Pietà dei Turchini era uno dei quattro conservatori napoletani che una volta accorpati avrebbero formato l'attuale conservatorio di San Pietro a Majella. I ragazzini ospitati venivano chiamati "li turchini", per via del colore turchino dei loro abiti e dei loro berretti, che costituivano le loro divise.
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