Quello che non sai sulla Cappella del Tesoro
| In città
La Deputazione, il cancello in ottone e l'altare maggiore
Grazie al ritrovamento di alcune bolle pontificie, si è scoperto che la Reale Cappella del Tesoro di San Gennaro non appartiene alla curia arcivescovile, bensì alla città di Napoli rappresentata dalla Deputazione, un'istituzione civica, e dagli antichi sedili partenopei.
Non tutti sanno che all'ingresso c’è scolpito lo stemma della città partenopea e che il cancello, capolavoro di Cosimo Fanzago, è sormontato da un busto bifronte di san Gennaro benedicente; inoltre, le colonnine verticali presenti nella parte bassa sono in grado di emettere vibranti note musicali, come se fossero le canne di uno xilofono, a sottolineare che la Cappella del Tesoro fosse stata costruita anche per celebrare la musica sacra.
Sul medesimo cancello è ben leggibile un’iscrizione molto significativa dedicata al Santo: "A S. Gennaro, al cittadino salvatore della patria, Napoli salvata dalla fame, dalla guerra, dalla peste e dal fuoco del Vesuvio in virtù del suo sangue prodigioso", con allusione evidente al miracolo tanto atteso dai fedeli ogni anno.
Un’altra curiosità riguarda la lastra d’argento presente sulla parte esterna dell’altare maggiore, che ritrae l’arcivescovo di Napoli, Alessandro Carafa, in sella ad un cavallo; egli porta con sé la cassetta delle reliquie di S. Gennaro, seguito da un corteo di prelati e cavalieri. Ad accogliere l’arrivo delle reliquie ci sono la Sirena Partenope e il fiume Sebeto, entrambi simboli della città di Napoli. Infine, l’eresia Protestante di Lutero viene calpestata dallo zoccolo di un cavallo, per indicare la definitiva vittoria della Controriforma sul Protestantesimo.
Alle spalle dell’altare maggiore sono custodite le reliquie di S. Gennaro, comprendenti la teca con le ampolle e il busto d’argento dorato, donato da Re Carlo II d’Angiò. Il busto medievale ubicato nella zona retrostante è opera di orafi provenzali; pensate che nella calotta della testa sono conservate le ossa del Santo.
Insomma un luogo ricco di tesori nascosti, ma adesso saprete bene dove scovarli.
Non tutti sanno che all'ingresso c’è scolpito lo stemma della città partenopea e che il cancello, capolavoro di Cosimo Fanzago, è sormontato da un busto bifronte di san Gennaro benedicente; inoltre, le colonnine verticali presenti nella parte bassa sono in grado di emettere vibranti note musicali, come se fossero le canne di uno xilofono, a sottolineare che la Cappella del Tesoro fosse stata costruita anche per celebrare la musica sacra.
Sul medesimo cancello è ben leggibile un’iscrizione molto significativa dedicata al Santo: "A S. Gennaro, al cittadino salvatore della patria, Napoli salvata dalla fame, dalla guerra, dalla peste e dal fuoco del Vesuvio in virtù del suo sangue prodigioso", con allusione evidente al miracolo tanto atteso dai fedeli ogni anno.
Un’altra curiosità riguarda la lastra d’argento presente sulla parte esterna dell’altare maggiore, che ritrae l’arcivescovo di Napoli, Alessandro Carafa, in sella ad un cavallo; egli porta con sé la cassetta delle reliquie di S. Gennaro, seguito da un corteo di prelati e cavalieri. Ad accogliere l’arrivo delle reliquie ci sono la Sirena Partenope e il fiume Sebeto, entrambi simboli della città di Napoli. Infine, l’eresia Protestante di Lutero viene calpestata dallo zoccolo di un cavallo, per indicare la definitiva vittoria della Controriforma sul Protestantesimo.
Alle spalle dell’altare maggiore sono custodite le reliquie di S. Gennaro, comprendenti la teca con le ampolle e il busto d’argento dorato, donato da Re Carlo II d’Angiò. Il busto medievale ubicato nella zona retrostante è opera di orafi provenzali; pensate che nella calotta della testa sono conservate le ossa del Santo.
Insomma un luogo ricco di tesori nascosti, ma adesso saprete bene dove scovarli.
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