Perchè si chiama Pignasecca?
| In città
Alcune curiosità su uno dei quartieri più belli di Napoli
Chi scendesse alla fermata Montesanto della Linea 2 o al capolinea delle tratte EAV, non potrebbe fare a meno di imbattersi nel pittoresco mercatino della Pignasecca. Situato nella zona dei Quartieri Spagnoli di Napoli, alle spalle dell’altrettanto movimentata e centralissima via Toledo, la Pignasecca è il più antico mercato all’aperto di Napoli.
Con i rivenditori organizzati in piccole botteghe che duplicano e a volte decuplicano lo spazio allestendo bancarelle all’esterno, il visitatore può ammirare quello che è stato sempre raccontato come il lato folkloristico e per alcuni caratteristico di Napoli.
Banchi di pesce, frutta, verdura, ma anche fritture e dolci tipici da consumare in strada fanno sfoggio di sé e si alternano alle vetrine e bancarelle di ogni genere.
La decisione del viceré di Napoli Don Pedro de Toledo di costruire una via maestra che collegasse il mare al centro storico, procurò la distruzione degli orti che sorgevano in zona. Solo un pino - in napoletano “pigna” - sopravvisse allo spianamento.
Delle gazze vi nidificarono nascondendovi tutti gli oggetti preziosi che sottraevano dalle abitazioni vicine, finché i demoralizzati abitanti non provvidero a scacciarle, fin quando il pino si seccò conferendo a questa zona il nome di “Pignasecca”. Esiste una seconda versione, però della storia, più affascinante. Siamo sempre nel ‘500 e il mercato che già esisteva all’epoca, grazie alla salubrità del posto era chiamato “Biancomangiare”. Alla distruzione della vegetazione per la costruzione di via Toledo sopravvisse il nostro pino.
Le gazze che nidificarono provocarono le lamentele dei derubati dagli uccelli, finché un arcivescovo lanciò una scomunica vera e propria contro le gazze, inchiodando la bolla al tronco. In seguito a questo atto così drastico, il pino seccò a poco a poco e, da allora, il “Biancomangiare” è rimasto per tutti “Pignasecca”.
Con i rivenditori organizzati in piccole botteghe che duplicano e a volte decuplicano lo spazio allestendo bancarelle all’esterno, il visitatore può ammirare quello che è stato sempre raccontato come il lato folkloristico e per alcuni caratteristico di Napoli.
Banchi di pesce, frutta, verdura, ma anche fritture e dolci tipici da consumare in strada fanno sfoggio di sé e si alternano alle vetrine e bancarelle di ogni genere.
Ma perché si chiama “Pignasecca”?
La storia ha due versioni e noi vogliamo raccontarvele entrambi. L’origine è comune e la si fa risalire al 1500. Questa zona, all’epoca era direttamente a ridosso delle mura cittadine, ma fuori di essa. Luogo quindi di raduno di mercato, ma di notte ricovero di outsider.La decisione del viceré di Napoli Don Pedro de Toledo di costruire una via maestra che collegasse il mare al centro storico, procurò la distruzione degli orti che sorgevano in zona. Solo un pino - in napoletano “pigna” - sopravvisse allo spianamento.
Delle gazze vi nidificarono nascondendovi tutti gli oggetti preziosi che sottraevano dalle abitazioni vicine, finché i demoralizzati abitanti non provvidero a scacciarle, fin quando il pino si seccò conferendo a questa zona il nome di “Pignasecca”. Esiste una seconda versione, però della storia, più affascinante. Siamo sempre nel ‘500 e il mercato che già esisteva all’epoca, grazie alla salubrità del posto era chiamato “Biancomangiare”. Alla distruzione della vegetazione per la costruzione di via Toledo sopravvisse il nostro pino.
Le gazze che nidificarono provocarono le lamentele dei derubati dagli uccelli, finché un arcivescovo lanciò una scomunica vera e propria contro le gazze, inchiodando la bolla al tronco. In seguito a questo atto così drastico, il pino seccò a poco a poco e, da allora, il “Biancomangiare” è rimasto per tutti “Pignasecca”.
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