Complesso di Sant'Andrea delle Dame
| In città
Andare al settimo cielo tra i vicoli di Napoli
Sant’Andrea delle Dame era uno splendido complesso conventuale riservato alle fanciulle aristocratiche; fondato nel 1583 dalle quattro figlie del ricco notaio Palescandolo: Giulia, Lucrezia, Laura e Claudia.
Il complesso, che prende il nome di Sant’Andrea delle Dame proprio in onore delle sue fondatrici, è attualmente diventato sede della Facoltà di Medicina e Chirurgia della Seconda Università degli Studi di Napoli. Gli studenti che frequentano i corsi di Medicina hanno il piacere di ammirare tale meraviglia, sconosciuta a molti partenopei.
La chiesa sorse in corrispondenza della primitiva acropoli greca, in un sito caratterizzato da numerosi altri complessi e conventi; all'origine il luogo di culto era situato all'interno della struttura, mentre ora si può accedere dalla strada. Fantastico l’altare con intarsi di madreperla così come le statue marmoree, poggiate su un pavimento interamente maiolicato; spicca la tela del “Martirio di Sant’Andrea” con una cornice marmorea cinquecentesca.
Il convento fu soppresso nel periodo napoleonico e da allora trasformato in una Scuola di Medicina, mentre il chiostro è rimasto nella zona d'origine, circondato da alti pilastri di piperno. Esso è decorato sulla facciata esterna con finte colonne e arcate di piperno, favolosi affreschi realizzati dal fiammingo Pietro Mennes; l’ambiente circostante è reso ancora più suggestivo dalla presenza di un doppio filare di palme.
L’attuale Via De Crecchio, dove c’è l’ingresso del chiostro, è intitolata ad un rettore dell’Università degli studi di Napoli "Federico II", ma un tempo era nota come Vico Settimo Cielo. Il nome della piccola strada si pensa che fosse la deformazione del nome del vescovo africano Settimio Celio Gaudioso, che fondò l'omonimo convento di San Gaudioso.
Secondo un’antica leggenda i Sette Cieli si riferivano a quelli dell’iride, apparsi sotto forma di luce abbagliante il 13 dicembre 596, mentre si stava celebrando il rito funebre di Sant’Agnello, presso la chiesa di Santa Maria Intercede.
Forse deriva da qui l’espressione molto diffusa “andare al settimo cielo”, che oggi si traduce semplicemente come sentirsi in paradiso, in completa pace con se stessi e con gli altri. Voi che ne pensate?
Il complesso, che prende il nome di Sant’Andrea delle Dame proprio in onore delle sue fondatrici, è attualmente diventato sede della Facoltà di Medicina e Chirurgia della Seconda Università degli Studi di Napoli. Gli studenti che frequentano i corsi di Medicina hanno il piacere di ammirare tale meraviglia, sconosciuta a molti partenopei.
La chiesa sorse in corrispondenza della primitiva acropoli greca, in un sito caratterizzato da numerosi altri complessi e conventi; all'origine il luogo di culto era situato all'interno della struttura, mentre ora si può accedere dalla strada. Fantastico l’altare con intarsi di madreperla così come le statue marmoree, poggiate su un pavimento interamente maiolicato; spicca la tela del “Martirio di Sant’Andrea” con una cornice marmorea cinquecentesca.
Il convento fu soppresso nel periodo napoleonico e da allora trasformato in una Scuola di Medicina, mentre il chiostro è rimasto nella zona d'origine, circondato da alti pilastri di piperno. Esso è decorato sulla facciata esterna con finte colonne e arcate di piperno, favolosi affreschi realizzati dal fiammingo Pietro Mennes; l’ambiente circostante è reso ancora più suggestivo dalla presenza di un doppio filare di palme.
L’attuale Via De Crecchio, dove c’è l’ingresso del chiostro, è intitolata ad un rettore dell’Università degli studi di Napoli "Federico II", ma un tempo era nota come Vico Settimo Cielo. Il nome della piccola strada si pensa che fosse la deformazione del nome del vescovo africano Settimio Celio Gaudioso, che fondò l'omonimo convento di San Gaudioso.
Secondo un’antica leggenda i Sette Cieli si riferivano a quelli dell’iride, apparsi sotto forma di luce abbagliante il 13 dicembre 596, mentre si stava celebrando il rito funebre di Sant’Agnello, presso la chiesa di Santa Maria Intercede.
Forse deriva da qui l’espressione molto diffusa “andare al settimo cielo”, che oggi si traduce semplicemente come sentirsi in paradiso, in completa pace con se stessi e con gli altri. Voi che ne pensate?
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