Palazzo Majorana e i castrati
| In città
Piccoli usignoli in gabbia fonte di lustro e guadagno
Palazzo Majorana è un edificio monumentale di Napoli ubicato nel quartiere San Ferdinando, costruito nel 1754 per volere di Gaetano Majorana, in arte "Caffarelli", un famosissimo cantante evirato napoletano.
Il progetto, assegnato a Ferdinando Sanfelice, prevedeva la realizzazione di un portale in piperno, con annesso arco a tutto sesto, la cui cornice superiore fungesse da sostegno del piano superiore e anche da balcone del piano nobile; all'interno, invece, doveva essere presente una scala a singola rampa con volte a crociera. Il cartiglio sul portale reca la seguente iscrizione: "Amphyon Thebas, Ego Domum", per sottolineare che come l’Anfione eresse le mura di Tebe attraverso il suono del proprio flauto, così Majorana costruì il suo palazzo grazie alla sua voce celestiale.
Secondo credenze popolari, qualcuno avrebbe appeso sotto tale iscrizione un cartello con su scritto: "ille cum, tu sine" (lui con, tu senza); il riferimento era palese nei confronti di Caffarelli, a sottolineare che fosse un castrato. A Napoli il fenomeno dei castrati era molto diffuso, basti pensare che fuori ad alcune botteghe venivano esposti cartelli con su scritto” qui si castrano fanciulli”, considerando questo rito un’occasione per fare carriera e portare lustro al buon nome della famiglia di provenienza.
Quasi un quinto dei bambini del Conservatorio Sant’Onofrio vennero castrati o “scogliati”, divenendo oggetto di scherno ma anche di invidia da parte di tanti altri, in quanto essi subivano attenzioni particolari, contrariamente agli altri iscritti; tra le tante salvaguardie, essi venivano tutelati dal freddo, affinché la loro preziosa voce fosse preservata.
I castrati erano veri e propri usignoli in gabbia, un tesoro inestimabile per gli Istituti ospitanti, che li facevano esibire nei maggiori teatri cittadini, accrescendone la fama. Tra gli insegnanti più famosi del Sant’Onofrio ci fu Nicola Porpora, maestro del genere operistico di maniera in tutta italia; nel capoluogo partenopeo egli era noto come “Porporino” e tra i suoi allievi figurava proprio Gaetano Majorana, che una volta castrato, divenne il più affermato cantante napoletano dell’epoca.
Il progetto, assegnato a Ferdinando Sanfelice, prevedeva la realizzazione di un portale in piperno, con annesso arco a tutto sesto, la cui cornice superiore fungesse da sostegno del piano superiore e anche da balcone del piano nobile; all'interno, invece, doveva essere presente una scala a singola rampa con volte a crociera. Il cartiglio sul portale reca la seguente iscrizione: "Amphyon Thebas, Ego Domum", per sottolineare che come l’Anfione eresse le mura di Tebe attraverso il suono del proprio flauto, così Majorana costruì il suo palazzo grazie alla sua voce celestiale.
Secondo credenze popolari, qualcuno avrebbe appeso sotto tale iscrizione un cartello con su scritto: "ille cum, tu sine" (lui con, tu senza); il riferimento era palese nei confronti di Caffarelli, a sottolineare che fosse un castrato. A Napoli il fenomeno dei castrati era molto diffuso, basti pensare che fuori ad alcune botteghe venivano esposti cartelli con su scritto” qui si castrano fanciulli”, considerando questo rito un’occasione per fare carriera e portare lustro al buon nome della famiglia di provenienza.
Quasi un quinto dei bambini del Conservatorio Sant’Onofrio vennero castrati o “scogliati”, divenendo oggetto di scherno ma anche di invidia da parte di tanti altri, in quanto essi subivano attenzioni particolari, contrariamente agli altri iscritti; tra le tante salvaguardie, essi venivano tutelati dal freddo, affinché la loro preziosa voce fosse preservata.
I castrati erano veri e propri usignoli in gabbia, un tesoro inestimabile per gli Istituti ospitanti, che li facevano esibire nei maggiori teatri cittadini, accrescendone la fama. Tra gli insegnanti più famosi del Sant’Onofrio ci fu Nicola Porpora, maestro del genere operistico di maniera in tutta italia; nel capoluogo partenopeo egli era noto come “Porporino” e tra i suoi allievi figurava proprio Gaetano Majorana, che una volta castrato, divenne il più affermato cantante napoletano dell’epoca.
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