Caserma Pastrengo, ex Convento di Monteoliveto
| In città
Il chiostro dei carabinieri e l'affresco del Vasari
Il maestoso Convento di Monteoliveto, in seguito alla Repubblica Partenopea, venne chiuso e destinato ad ospitare pubblici uffici. Era il 1860 quando la Caserma Pastrengo si insediò nel complesso conventuale cinquecentesco, che si apre su piazzetta Monteoliveto, nel cuore della città di Napoli.
Al suo interno la splendida struttura presenta, oltre ai suoi monumentali chiostri, uno dei rari esempi di colonnato rinascimentale napoletano ancora in ottimo stato di conservazione. Il complesso monastico, con l'annessa chiesa di Sant' Anna dei Lombardi, rappresenta una dei monumenti religiosi più importanti, valorizzato dal repertorio di opere d'arte realizzate al suo interno da un grande artista cinquecentesco: Vasari, che affrescò con “Allegorie delle Virtù” la volta della sagrestia vecchia, con pareti rivestite di preziose tarsie lignee.
Lavorarono nel complesso di Monteoliveto anche gli scultori Giovanni da Nola e Girolamo Santacroce, e i pittori Fabrizio Santafede, Carlo Sellitto e Francesco Solimena.
La Caserma Pastrengo comprendeva inizialmente sette chiostri, ridotti a quattro con l'apertura dell’attuale via Toledo, una via molto estesa e frequentatissima. Il primo chiostro costituisce l'ingresso principale del complesso monastico; esso presenta una forma quadrata ed è composto da tre volte e quattro archi, che adornano ogni lato. Questa parte è stata denominata "ingresso dell' ex cassazione", perchè fino al 1934, il chiostro ospitò al suo interno questo organo giurisdizionale.
Ad est del chiostro si estende un ampio salone settecentesco, in passato sede di un tribunale misto, che gestiva le controversie tra potere laico ed ecclesiastico, ma espletava anche la funzione di tribunale della giunta di Stato. Fu proprio qui che vennero processati molti patrioti napoletani, tra cui: Francesco Caracciolo, Luigi Settembrini e Silvio Spaventa. Poi c’è il chiostro dei Carabinieri, che spicca per essere quello più elegante, con uno stile armonioso dalla forma quadrata; presenta ben otto archi per lato, sorretti da colonne di marmo di Carrara al primo e al secondo ordine, con capitelli dorici e corinzi, e di peperino al terzo.
Al suo interno la splendida struttura presenta, oltre ai suoi monumentali chiostri, uno dei rari esempi di colonnato rinascimentale napoletano ancora in ottimo stato di conservazione. Il complesso monastico, con l'annessa chiesa di Sant' Anna dei Lombardi, rappresenta una dei monumenti religiosi più importanti, valorizzato dal repertorio di opere d'arte realizzate al suo interno da un grande artista cinquecentesco: Vasari, che affrescò con “Allegorie delle Virtù” la volta della sagrestia vecchia, con pareti rivestite di preziose tarsie lignee.
Lavorarono nel complesso di Monteoliveto anche gli scultori Giovanni da Nola e Girolamo Santacroce, e i pittori Fabrizio Santafede, Carlo Sellitto e Francesco Solimena.
La Caserma Pastrengo comprendeva inizialmente sette chiostri, ridotti a quattro con l'apertura dell’attuale via Toledo, una via molto estesa e frequentatissima. Il primo chiostro costituisce l'ingresso principale del complesso monastico; esso presenta una forma quadrata ed è composto da tre volte e quattro archi, che adornano ogni lato. Questa parte è stata denominata "ingresso dell' ex cassazione", perchè fino al 1934, il chiostro ospitò al suo interno questo organo giurisdizionale.
Ad est del chiostro si estende un ampio salone settecentesco, in passato sede di un tribunale misto, che gestiva le controversie tra potere laico ed ecclesiastico, ma espletava anche la funzione di tribunale della giunta di Stato. Fu proprio qui che vennero processati molti patrioti napoletani, tra cui: Francesco Caracciolo, Luigi Settembrini e Silvio Spaventa. Poi c’è il chiostro dei Carabinieri, che spicca per essere quello più elegante, con uno stile armonioso dalla forma quadrata; presenta ben otto archi per lato, sorretti da colonne di marmo di Carrara al primo e al secondo ordine, con capitelli dorici e corinzi, e di peperino al terzo.
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