Fontana della Spina Corona (fontana delle zizze)
| In città
Una fontana mitica simbolo della città di Napoli
La fontana della Spina Corona, conosciuta come “fontana delle Zizze”, è posta lungo il Corso Umberto, nei pressi dell'Università Federico II; essa è addossata alle mura della Chiesa di Santa Caterina di Spina Corona, da cui trae il nome.
L’allusione “delle zizze” è chiaramente riferita alla scultura femminile che spruzza acqua dai suoi seni sulle colate laviche ardenti del Vesuvio: si tratta di Partenope, la Sirena alata. Infatti, su uno dei versanti c’è lo strumento musicale del violino che personifica l’irruenza del Vesuvio, e su una targa in marmo era incisa la frase “Dum Vesevi Syerena Incendia Mulcet”, che tradotta sarebbe “Mentre la sirena mitiga l’incendio del Vesuvio”.
Alcune interpretazioni colgono l’allusione ai frequenti moti di ribellione del popolo napoletano (rappresentati dalle eruzioni del Vesuvio), per sedare le quali veniva invocata la sirena Partenope. L’opera scultorea è di antica costruzione e si trova in un’area inizialmente deputata al Seggio del Nilo e poprio in quel luogo si eresse l’attuale Chiesa di Spina Corona, denominata dei Trinettari, perché qui si concentravano artigiani e mercanti di seta che lavoravano merletti e trine.
Successivamente la chiesa fu restaurata, così come la fontana, dove si decise di asportare la Sirena alata, nell’atto di spremere le sue mammelle.
Tale opera venne custodita al Museo di San Martino e al suo posto fu realizzata una copia dallo scultore Achille D’Orsi.
La fontana della Spinacorona è lavorata in marmo bianco con vasca rettangolare, scolpita da festoni floreali, frutti, fregi geometrici, circondata da nastri ornamentali. Sulle lastre della vasca è stato apposto lo stemma di Carlo V e quello bipartito della città di Napoli, entrambi posti tra le colonne d’Ercole.
L’allusione “delle zizze” è chiaramente riferita alla scultura femminile che spruzza acqua dai suoi seni sulle colate laviche ardenti del Vesuvio: si tratta di Partenope, la Sirena alata. Infatti, su uno dei versanti c’è lo strumento musicale del violino che personifica l’irruenza del Vesuvio, e su una targa in marmo era incisa la frase “Dum Vesevi Syerena Incendia Mulcet”, che tradotta sarebbe “Mentre la sirena mitiga l’incendio del Vesuvio”.
Alcune interpretazioni colgono l’allusione ai frequenti moti di ribellione del popolo napoletano (rappresentati dalle eruzioni del Vesuvio), per sedare le quali veniva invocata la sirena Partenope. L’opera scultorea è di antica costruzione e si trova in un’area inizialmente deputata al Seggio del Nilo e poprio in quel luogo si eresse l’attuale Chiesa di Spina Corona, denominata dei Trinettari, perché qui si concentravano artigiani e mercanti di seta che lavoravano merletti e trine.
Successivamente la chiesa fu restaurata, così come la fontana, dove si decise di asportare la Sirena alata, nell’atto di spremere le sue mammelle.
Tale opera venne custodita al Museo di San Martino e al suo posto fu realizzata una copia dallo scultore Achille D’Orsi.
La fontana della Spinacorona è lavorata in marmo bianco con vasca rettangolare, scolpita da festoni floreali, frutti, fregi geometrici, circondata da nastri ornamentali. Sulle lastre della vasca è stato apposto lo stemma di Carlo V e quello bipartito della città di Napoli, entrambi posti tra le colonne d’Ercole.
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