La Chiesa di Santa Maria dell’Arco
| In città
Una spettacolare chiesa barocca del centro storico di Napoli
Sebbene il nome della chiesa sia già molto chiaro, vediamo cosa nasconde al suo interno: l'ipogeo, le preghiere dei fedeli e le "anime pezzentelle" delle vittime della peste del 600 La suggestiva ed affascinante Chiesa di Santa Maria delle Anime di Purgatorio ad Arco è situata nel cuore del centro storico, in via Tribunali.
I suoi visitatori hanno modo ogni anno di penetrare nelle viscere della terra partenopea e rendere omaggio alle anime del purgatorio, dette pezzentelle. Queste ultime vagano nel limbo della Terra di mezzo, fino a quando, aiutate dalle preghiere dei fedeli, non saranno in grado di raggiungere la luce dei Campi Elisei.
L’ipogeo accoglie le anime e le ossa di tutti coloro che furono decimati dalla peste del 1656. Un morbo, questo che, abbattutosi violentemente sul capoluogo partenopeo dopo l’invasione del 1647, non risparmiò anima viva, indipendentemente dal ceto sociale alla quale apparteneva. Anime vaganti che nella Terrasanta, tradizione funeraria abolita alla fine del 1700 per questioni igienico – sanitarie, trovavano pace e conforto, silenzio e serenità, comunanza e fratellanza nella medesima sorte: quella del riposo eterno. Qui, come sottolinea Giulio Mastrilli, non vi sono differenze, tutti sono accomunati da un unico destino: quello del ciclo della vita. Luogo di morte del corpo, ma di vita e resurrezione dell’anima, luogo di passione, ma anche di redenzione, luogo di speranze e di riflessione.
Preci ed ex voti campeggiano sulle mura della cripta, mentre teschi ed ossa sono flebilmente illuminati dalle luci. Un’aria intrisa di misticismo e tradizione rievoca le antiche storie delle voci narranti che accompagnano i visitatori durante questa insolita, quanto enigmatica visita guidata. Ogni lembo di terra sembra voler raccontare qualcosa. Ogni teschio sembra leggere nei pensieri di chiunque attraversi questi spazi.
Ogni silenzio sembra carico di avvenire e speranze. La speranza di un futuro migliore dove si possa dimenticare il bene fatto e pensare al male arrecato.
I suoi visitatori hanno modo ogni anno di penetrare nelle viscere della terra partenopea e rendere omaggio alle anime del purgatorio, dette pezzentelle. Queste ultime vagano nel limbo della Terra di mezzo, fino a quando, aiutate dalle preghiere dei fedeli, non saranno in grado di raggiungere la luce dei Campi Elisei.
L’ipogeo accoglie le anime e le ossa di tutti coloro che furono decimati dalla peste del 1656. Un morbo, questo che, abbattutosi violentemente sul capoluogo partenopeo dopo l’invasione del 1647, non risparmiò anima viva, indipendentemente dal ceto sociale alla quale apparteneva. Anime vaganti che nella Terrasanta, tradizione funeraria abolita alla fine del 1700 per questioni igienico – sanitarie, trovavano pace e conforto, silenzio e serenità, comunanza e fratellanza nella medesima sorte: quella del riposo eterno. Qui, come sottolinea Giulio Mastrilli, non vi sono differenze, tutti sono accomunati da un unico destino: quello del ciclo della vita. Luogo di morte del corpo, ma di vita e resurrezione dell’anima, luogo di passione, ma anche di redenzione, luogo di speranze e di riflessione.
Preci ed ex voti campeggiano sulle mura della cripta, mentre teschi ed ossa sono flebilmente illuminati dalle luci. Un’aria intrisa di misticismo e tradizione rievoca le antiche storie delle voci narranti che accompagnano i visitatori durante questa insolita, quanto enigmatica visita guidata. Ogni lembo di terra sembra voler raccontare qualcosa. Ogni teschio sembra leggere nei pensieri di chiunque attraversi questi spazi.
Ogni silenzio sembra carico di avvenire e speranze. La speranza di un futuro migliore dove si possa dimenticare il bene fatto e pensare al male arrecato.
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