10 capolavori da non perdere al Museo di Capodimonte
| In città
Centinaia di maestri per opere di grande bellezza
Il Museo di Capodimonte custodisce capolavori assoluti. Tentiamo l’impresa di proporvi un viaggio breve con 10 "tappe" davvero imperdibili , senza alcuna ambizione se non quella di far conoscere lo straordinario patrimonio di uno dei maggiori musei italiani. Ecco la nostra selezione di 10 dipinti imperdibili, nella quale ai grandi maestri si accosta qualche nome meno noto al grande pubblico. Cominciamo subito con la super star:
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Caravaggio
Michelangelo Merisi, Caravaggio. E’ a Capodimonte con la sua “Flagellazione di Cristo”. La tela fu realizzata nel 1607-1608 per una cappella della chiesa napoletana di San Domenico Maggiore. La composizione della tela è tipicamente caravaggesca: Cristo è posizionato al centro della composizione. Pur essendo legato alla colonna, il suo corpo esprime una grazia che stride con la furia dei gesti rozzi degli aguzzini. La tensione psicologica del quadro è data dalla luce che illumina fortemente frammenti dei corpi coinvolgendo lo spettatore nella dinamica drammatica della scena. -
Bruegel
Nella sezione fiamminga brilla Peter Bruegel il Vecchio con la celebre “Parabola dei ciechi”. Nel suo capolavoro del 1568, il pittore olandese raffigura un’intera combriccola di ciechi, rappresentati in maniera del tutto impietosa e: le loro posture sono come dei fotogrammi che insieme formano la sequenza della caduta. -
El Greco
El Greco, ritrae Giorgio Giulio Clovio, conosciuto come “Michelangelo della miniatura”, suo patrocinatore presso i Farnese, che lo ospitarono nel proprio palazzo romano. Realizzato nel 1570 dal pittore cretese dopo aver studiato la maniera del Tiziano e della scuola veneziana. Il volto al centro del dipinto esprime con grande efficacia il suo carattere di uomo profondo e saggio così come altrettanto espressive sono le sue mani. La luce arriva dalla finestra che lascia intravedere un cielo in tempesta, con alberi che si piegano per la forza del vento. -
Parmigianino
Anche il Parmigianino fa sfoggio della sua arte a Capodimonte col suo Ritratto di Galeazzo Sanvitale. Se nel Cinquecento fossero già esistite le riviste glamour, questa tavola, realizzata nel 1524, avrebbe fatto un’ottima copertina. Accessori abbinati con cura, barba, favoriti e baffi da far invidia ai cultori di certe mode di oggi. Il volto maschile di aristocratica bellezza. Il tutto con pesanti armature nello sfondo, quasi a voler bilanciare l’immagine del protagonista inserendo anche un netto richiamo alla sua forza virile. -
Tiziano
Tiziano dedica al mito di Danae l’opera che incornicia a Capodimonte la prima prova del pittore al soggetto dall’altissima carica erotica. La protagonista, sdraiata sul letto guarda con dolcezza verso la pioggia fecondatrice, mentre un Cupido impedisce alla nutrice di fermare il concepimento di Perseo. piccola curiosità, nell’ ‘800 l’opera veniva conservata nel gabinetto dedicato all’esposizione dell’arte oscena proveniente da Pompei ed Ercolano. -
Lorenzo Lotto
Nella Madonna col Bambino di Lorenzo Lotto, a dominare la scena è la calma malinconica espressa nel volto della Madonna, che posa la mano sulla testa di San Giovannino, e lo sguardo intriso di tristezza del Bambino benedicente. A questo tono di silenziosa preghiera fa eco il paesaggio sullo sfondo, con colline, borghi e uomini impegnati nelle loro fatiche quotidiane. -
Giovanni Bellini
Nella Trasfigurazione di Cristo Sul Monte Tabor di Giovanni Bellini, Cristo rivela la sua natura divina ai discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni. L’opera del maestro veneziano, probabilmente destinata al Duomo di Vicenza, è databile intorno al 1478-1479. -
Lippi
Nell’Annunciazione di Lippi, oltre ai colori tenui, le pieghe graziose delle vesti e le dolci espressioni dei volti dei personaggi, possiamo apprezzare particolari architettonici che probabilmente rappresentano un indizio sul probabile committente. Da ammirare anche l’attenzione del Lippi al mondo vegetale, evidentemente studiato con grande interesse e rappresentato in maniera meticolosa, a cominciare dal fiore di giglio che Gabriele dona alla Vergine. -
Masolino da Panicale
La Fondazione di Santa Maria Maggiore di Masolino da Panicale, con il racconto della leggenda dell’apparizione della Vergine che ispirò la fondazione della basilica. -
Masaccio
E, dulcis in fundo: Masaccio, Crocifissione cui è stata giustamente dedicata un’intera sala del percorso espositivo. La postura e le gestualità drammatiche dei personaggi (accentuati, nel caso della Maddalena e di San Giovanni, dai colori accesi delle loro vesti) e le mani giunte della Madonna, che rimane immobile nel suo dolore, colpiscono subito lo spettatore, rendendone indelebile il ricordo. La stessa scelta di posizionare l’opera in alto rispetto all’osservatore, spiega anche le soluzioni prospettiche adottate da Masaccio, che nasconde praticamente alla vista il collo di Cristo accorciando leggermente le gambe.
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