10 cose da vedere al Museo Archeologico Nazionale di Napoli
| In città
Dal Toro Farnese al mosaico di Alessandro Magno, dai corridori al vaso blu
Siete a Napoli, avete intenzione di visitare il Museo Archeologico Nazionale ma non pensate di non avere tempo? Ecco le 10 opere che non potete assolutamente perdervi
Per chi non avesse tanto tempo per visitare il MANN (Museo Archeologico Nazionale di Napoli), ma credesse di non averne tempo sufficiente, suggeriamo un percorso di 10 capolavori impossibili da mancare. Ve le elenchiamo "in ordine di apparizione":
Per chi non avesse tanto tempo per visitare il MANN (Museo Archeologico Nazionale di Napoli), ma credesse di non averne tempo sufficiente, suggeriamo un percorso di 10 capolavori impossibili da mancare. Ve le elenchiamo "in ordine di apparizione":
- Ercole Farnese: Una statua di oltre 3 metri che rappresenta l'eroe figlio di Zeus a riposo dopo le fatiche compiute per l'immortalità. E' una copia del III secolo d.C. dall'originale greco realizzato in bronzo da Lisippo. Trovato negli scavi rinascimentali promossi da Papa Alessandro Farnese alle Terme di Caracalla, fu trasportato a Napoli grazie al lascito testamentario ricevuto da Carlo III dalla madre, ultima erede della dinastia Farnese.
- Toro Farnese: E' la più grande scultura dell'antichità mai rinvenuta. Interamente estratta da un enorme blocco di marmo quasi cubico dell'angolo di circa 3 metri. Anche per questo è stata soprannominata "la montagna di marmo", si stima che pesi circa 5 tonnellate. Il soggetto di mirabile fattura rappresenta il macabro supplizio di Dirce, legata alle zampe di un toro infuriato dai figli di Antiope che aveva maltrattato.
- Venere Callipigia: Una Venere dalle belle... natiche! Non diciamo sconcezze, il nome "callipygos", in greco significa appunto questo. La scultura del III secolo d.C. raffigura infatti Venere nell'atto di sollevare il peplo a mostrare fianchi e natiche e volgere lo sguardo all'indietro a osservarli.
- Maschera tragica: Salendo al piano dedicato alla collezione pompeiana, non sarà difficile trovare questo accuratissimo micro-mosaico raffigurante una tipica maschera tragica di epoca latina. Si aggiunge a tantissimi altri esempi di mosaici provenienti dalla cosiddetta "Casa del Fauno".
- Cave Canem: Poco distante dalla maschera tragica, sarà facilissimo riconoscere il celebre mosaico raffigurante un cane al guinzaglio, conosciuto come "Cave Canem", ricordando la scritta presente in un mosaico omologo presente tutt'ora negli Scavi di Pompei nella Casa del Poeta Tragico
- Mosaico di Alessandro Magno: Principe tra i mosaici della sezione dedicata alla collezione pompeiana, il mosaico raffigurante la battaglia di Isso è lungo quasi 6 metri e alto 3,13. Il mosaico che è composto da circa un milione e mezzo di tessere, raffigura Alessandro Magno e Dario III di Persia che si fronteggiano nella battaglia di Isso.
- Saffo: Uno degli affreschi più noti ed amati, comunemente detto Saffo, ritrae in realtà una fanciulla dell'alta società pompeiana, riccamente agghindata con una retina d'oro sui capelli e grandi orecchini d'oro; essa porta lo stilo alla bocca e tiene in mano le tavolette cerate, notoriamente documenti contabili che dunque nulla hanno a che vedere con la poesia e ancor meno con la famosa scrittrice greca.
- Atlante: Anche questa scultura viene a Napoli dall'eredità farnese romana. L'opera, visitabile nel salone della meridiana, all'ultimo piano del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, raffigura Atlante affaticato nel reggere il globo sulle sue spalle. L'Atlante Farnese possiede la più antica ed una delle più complete raffigurazioni delle costellazioni.
- I corridori: Fissati in una eterna corsa, con lo sguardo puntato sempre in avanti, sempre fisso in una promessa di scatto, i corpi nudi di bronzo dei due corridori vi incanteranno per le loro linee semplici ma che lasciano col fiato sospeso in un attimo eterno.
- Vaso blu: si tratta di un’anfora per il vino ma oggi è soprattutto una vera e propria opera d’arte: sulla sua superficie sono raffigurate attività agresti di cui sono protagonisti alcuni amorini, mitologici fanciulli alati simboleggianti l'amore. In quest’opera si riflette la cultura del I secolo d.C. con l’era di pace portata da Augusto, la diffusione del culto di Dioniso, Dio del vino, dell'estasi e della liberazione dei sensi, e l’importanza della produzione di vino. La natura si presenta abbondante e florida, la terra offre spontaneamente i propri frutti, la vita è libera di affanni e scandita dal ritmo della musica suonata armonicamente dagli amorini.