Museo Erotico a Napoli
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Una sezione del Museo Archeologico Nazionale riaperta di recente
Si chiama "Gabinetto Segreto" ed ospita reperti pompeiani con natura unicamente a sfondo erotico e sessuale.
Il Gabinetto Segreto - Pigmei intenti ad accoppiarsi su barchette sul Nilo, lunghi falli pendenti o eretti, un Ermafrodito in fuga da chissà chi: questo potrebbe capitavi di vedere all'interno del Gabinetto che occupa le sale 62 e 65, al piano ammezzato del museo. I reperti provengono principalmente da Pompei ed Ercolano. E a Pompei non mancavano di certo luoghi dedicati allo svago erotico e sessuale, come le terme affrescate con dipinti da pallino rosso. E ad arricchire la collezione una quantità di utensili sul tema, come le simpatiche quanto singolari brocche in terracotta a forma di nani deformi e superdotati. La Storia - "Gabinetto Segreto" è il nome che i Borbone attribuirono alle sale riservate del museo.
A causa della sua singolare esposizione il gabinetto se l'è vista brutta con la censura, che ne ha provocato la chiusura a causa dei suoi contenuti libertini e trasgressivi, all'epoca dei moti rivoluzionari del 1848. Addirittura s'invocò la distruzione delle opere, cosa che per fortuna non avvenne grazie alla lungimiranza dell'allora direttore del Museo. Definitivamente chiuso (con ben tre porte e altrettante serrature e chiavi) le cose andarono leggermente meglio durante il ventennio fascista, sebbene occorresse il permesso del ministro dell'educazione nazionale a Roma. Solo dopo il 1971 furono stabilite nuove regole dal ministero per regolamentare le richieste di visita e l'accesso alla sezione. Completamente riallestita, la collezione è aperta al pubblico dall'aprile del 2000.
A causa della sua singolare esposizione il gabinetto se l'è vista brutta con la censura, che ne ha provocato la chiusura a causa dei suoi contenuti libertini e trasgressivi, all'epoca dei moti rivoluzionari del 1848. Addirittura s'invocò la distruzione delle opere, cosa che per fortuna non avvenne grazie alla lungimiranza dell'allora direttore del Museo. Definitivamente chiuso (con ben tre porte e altrettante serrature e chiavi) le cose andarono leggermente meglio durante il ventennio fascista, sebbene occorresse il permesso del ministro dell'educazione nazionale a Roma. Solo dopo il 1971 furono stabilite nuove regole dal ministero per regolamentare le richieste di visita e l'accesso alla sezione. Completamente riallestita, la collezione è aperta al pubblico dall'aprile del 2000.
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