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(Quasi) Tutta mia la città con la metropolitana


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  • Metropolitana di Napoli - Mappa

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I quartieri tagliati fuori dalla metropolitana di Napoli
La metropolitana di Napoli. Una delle più belle d'Europa e forse del mondo. E' da un po' che ci rifacciamo gli occhi con gli avveniristici design delle nuove stazioni dell'arte della metropolitana di Napoli, Toledo su tutte con la quantità innumerevole di curiosi e turisti che la girano da dentro per scattare foto da capogiro.
Primo dato: i turisti. I trasporti sono quasi sempre stati il primo tassello del progresso, perchè mettono in comunicazione cose prima distanti e perciò ignare l'una dell'esistenza dell'altra. Senza perdersi nella filosofia, la premessa vuole introdurre un argomento affine: i luoghi di Napoli tagliati fuori (o dentro) dalla nuova linea metropolitana. Probabilmente, l'esempio è Londra (del resto è stata la prima città europea ad essere attraversata da binari sotterranei da quartiere a quartiere): anche Napoli avrà la sua Circle Line. La Linea 1, la cui tratta per ora fa la spola su doppio binario tra Piscinola e Garibaldi, una volta terminata, consentirà il collegamento tra l'attuale capolinea di Piazza Garibaldi (Stazione Centrale) e l'Aeroporto di Capodichino, dopo aver toccato Centro Direzionale, Poggioreale, Miano, Secondigliano e finalmente l'altro capolinea di Piscinola, "chiudendo il cerchio" e permettendo la circolazione continua su tratta "circolare" (il che dovrebbe garantire una maggiore quantità di corse). La linea 1 (in giallo in foto) procede dritta dal Vomero fino al Museo Archeologico: da qui il percorso procede dentro la città, fermandosi prima a piazza Dante, poi via Toledo, Corso Umberto (Università) e Stazione FS di piazza Garibaldi.



Il tragitto della linea 1 esclude dunque l'intero quartiere che si sviluppa lungo via Foria fino a piazza Carlo III e ai Ponti Rossi, la valle della collina di Capodimonte, zona quest'ultima bypassata dalla metropolitana (le stazioni più vicine sono Frullone e Colli Aminei). Non ce ne vogliano gli ingegneri a cura del progetto, avranno avuto loro ragioni, pratiche se non addirittura strutturali, per decidere il miglior percorso di quella che è una delle più grandi opere di urbanistica e trasporto a Napoli negli ultimi anni. Tuttavia, dal canto nostro non possiamo non evidenziare le difficoltà che i napoletani e i turisti sopportano nel raggiungere la Reggia di Capodimonte e tutto il rione circostante, fino alla "periferica" discesa dei Ponti Rossi, che pare tale proprio perché collegata non è. Stesso destino per gli abitanti del popoloso quartiere che da Piazza Carlo III si sviluppa nell' area che giunge fino all'Arenaccia: quest'area è tagliata fuori dal tragitto ferrato sotterraneo e per ora i collegamenti con questa zona si affidano ai bus in superficie. Eppure piazza Carlo III potrebbe far leva proprio sull'imponenete Palazzo Fuga, di settecentesca memoria, uno dei primi e concreti esempi di politiche di Stato Sociale in Europa, e mezzi di comunicazione e trasporto appropriati per sottrarsi al degrado (figlio di quell'ignoranza descritta in premessa). Eppure da quelle parti, in via S.S. Giovanni e Paolo ("San Giuvanniello" per gli autoctoni), al di sotto del ponte della tangenziale, langue in desolata tristezza la "maison" del più grande tenore di tutti i tempi, Enrico Caruso, che proprio lì ha abitato da ragazzo, dando le primissime prove delle sue eccezionali qualità canore sia in chiesa che agli Sposalizi (matrimoni). A pochi passi da palazzo Fuga si trova un'altra sede reale: l'Orto Botanico con tutte e sue specie vegetali e le rarità provenienti da vari angoli del mondo, raccolte lungo anni di ricerche che trovano origine nelle volontà di Casa Borbone.

Caso particolare della serie di autorevoli esclusi dalla circolazione metropolitana sono gli abitanti e gli avventori di Posillipo, via Manzoni, via Petrarca, Parco Virgiliano: sono i luoghi storicamente deputati alla cartolinistica partenopea e all'intrattenimento, come nel caso dell'ex parco della Rimembranza, e dunque tra i più belli di Napoli. Non basta questo a piazzarci un paio di stazioni metropolitane, ma qualche bus in più magari si: attualmente sono zone raggiungibili esclusivamente con mezzi propri, auto o moto o scooter. E se non ce l'hai devi trovarti un passaggio. E se non ce l'hai? Eh pazienza, non ci vai! Un sospetto però sgattaiola tra i vari ragionamenti, incoraggiato tra l'altro da un'insolita consonanza con un'omonimo quartiere di Roma: i Parioli. Infatti i "quartieri bene" delle due città sono alquanto sprovvisti di collegamenti e chi ci vive risolve da sé: con mezzi propri, auto o moto o scooter: vuoi vedere che laddove il reddito procapite è più alto, scarseggiano i servizi dei mezzi pubblici (con un certo grado di intenzionalità)? In tal caso non si tratterebbe di un problema di malfunzionamento napoletano, ma qualcosa di più profondo e radicato nella cultura italiana. Speriamo di essere sconfessati quanto prima!

No, non vogliamo rompere le scatole a quelli di Metronapoli e a chiunque si sia occupato del progetto; ci limitiamo però a evidenziare le conseguenze di un'innovazione importante come la rete metropolitana, che se da una parte "collega e mette in comunicazione" (= progresso), dall'altra taglia e allontana (= regresso).