Il terzo genere: il Femminiello
Il ruolo sociale di genere viene sospeso a Napoli con i femminielli
Si fa un gran parlare in questo periodo e a ragione veduta del fenomeno dei gender, ma pochi sanno che a Napoli la questione è stata acclarata da lungo tempo assorbita nel fenomeno dei “Femminielli”. Il ruolo sociale di genere (il maschio lavora, la femmina a casa con la prole) viene sospeso a Napoli coi femminielli, arrivando a trasformare una sorta di terzo sesso. Corpi maschili, talvolta anche vigorosi, fasciati in abiti femminili e un travestitismo che valica la dimensione domestica.
Le testimonianze documentate di questo fenomeno risalgono all’ottocento anche se pare essere antico di millenni. Nel 1897 l’antropologo De Blasio documentava il rito detto “spusarizio masculino”, matrimonio en travesti tra due femminielli e prende proprio le mosse dal matrimonio convenzionale con tutte le ritualità ad esso legate.
C’era, infatti la vestizione della “sposa” per opera della madrina e anche le fotografie dell’album di famiglia. A testimoniare l’atto ufficiale altri due femminielli in veste di damigelle e al termine della cerimonia, tutti gli intervenuti sono invitati al banchetto nuziale. Ne “La pelle”, Curzio Malaparte racconta anche di un rituale di fecondità e prosperità di queste coppie. Nove mesi dopo il matrimonio, infatti, il femminiello “sposa” mette in scena le doglie e la nascita tra nenie e litanie cantate da altri femminielli.
Alla nascita simbolica non può seguire il battesimo celebrato, di solito, durante un nuovo “spusarizio”. Questa commistione unica tra sacro e profano si manifesta addirittura nel santuario della Madonna nera di Montevergine, famosissimo luogo di pellegrinaggi. In uno di questi pellegrinaggi i femminielli sono ammirati e rispettati da tutti, protagonisti di una tammurriata propiziatoria e purificatrice in cui la diversità diventa un valore tradizionale di comprensione e tolleranza sublimi.
Le testimonianze documentate di questo fenomeno risalgono all’ottocento anche se pare essere antico di millenni. Nel 1897 l’antropologo De Blasio documentava il rito detto “spusarizio masculino”, matrimonio en travesti tra due femminielli e prende proprio le mosse dal matrimonio convenzionale con tutte le ritualità ad esso legate.
C’era, infatti la vestizione della “sposa” per opera della madrina e anche le fotografie dell’album di famiglia. A testimoniare l’atto ufficiale altri due femminielli in veste di damigelle e al termine della cerimonia, tutti gli intervenuti sono invitati al banchetto nuziale. Ne “La pelle”, Curzio Malaparte racconta anche di un rituale di fecondità e prosperità di queste coppie. Nove mesi dopo il matrimonio, infatti, il femminiello “sposa” mette in scena le doglie e la nascita tra nenie e litanie cantate da altri femminielli.
Alla nascita simbolica non può seguire il battesimo celebrato, di solito, durante un nuovo “spusarizio”. Questa commistione unica tra sacro e profano si manifesta addirittura nel santuario della Madonna nera di Montevergine, famosissimo luogo di pellegrinaggi. In uno di questi pellegrinaggi i femminielli sono ammirati e rispettati da tutti, protagonisti di una tammurriata propiziatoria e purificatrice in cui la diversità diventa un valore tradizionale di comprensione e tolleranza sublimi.
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