'O surdato 'nnammurato, la storia di una canzone sovversiva
Una canzone d'amore segnata dalla guerra
Avete mai sentito la tifoseria del Napoli cantare in coro ‘O surdato 'nnammurato? Sì, oggi possiamo immaginarla magari come inno del Napoli o come canzone adatta a feste goliardiche. Ma la canzone di Aniello Califano, all’epoca della sua presentazione fu riconosciuta tra le più “pericolose”. Sia per chi la cantava, ma ancor di più per quello che diceva. Per questo fu vietata.
‘O surdato 'nnammurato è, forse l’antenata di tutte quelle canzoni che nell'era moderna hanno opposto il sentimento alla guerra. Siamo allo scoppio della prima guerra mondiale.
La propaganda interventista si è spenta bruscamente di fronte a una guerra differente che trova l’Italia incredibilimente impreparata sotto tutti i profili. Tra morti, dispersi e prigionieri si arriverà a 250 mila.
E la nostalgia di casa sarà devastante per il morale delle truppe. E’ qui che si innesta la storia de “ ‘o Surdato nnammurato”, vietata, censurata in maniera severissima. Ai carabinieri viene dato l’ordine di punire con decisione chiunque cantasse canzoni «disfattiste» con revoca delle licenze, prigione fino ad arrivare al plotone d’esecuzione.
Ma perché? In effetti il testo parla di un innamorato che sogna la sua amata, promettendole il suo amore eterno: nessun riferimento alla guerra. Forse è proprio questo il punto.
La guerra è lo sfondo, è la causa principe dalla lontananza dei due innamorati. E nel testo si leggono anche l’angoscia e il timore di chi dubita potere riabbracciare il proprio amore al termine del conflitto.
Benché vietata, ‘O Surdato nnammurato diventa presto l’inno di chi vuole tornare a casa, malgrado il fronte, la guerra, la causa. L’inno dei disertori. Ecco allora come un canto d’amore diventa la più grande delle condanne al conflitto.
Nonostante i gravi rischi che si correva a essere sopresi a cantarla, anche soldati veneti, lombardi, toscani la cantarono e gli alti comandi si arresero.
Dopo cento anni e due censure violente (anche il fascismo la tacciò di “disfattismo”) ‘O surdato nnammurato è tutt’oggi una delle canzoni napoletane più famose al mondo.
Come si canta? Esiste una disputa, a questo punto, tra chi la canta urlandola a squarciagola e chi, invece, legandola alla sue origini, preferisce ascoltarla alla maniera di Anna Magnani, un filo di voce e tanto cuore.
‘O surdato 'nnammurato è, forse l’antenata di tutte quelle canzoni che nell'era moderna hanno opposto il sentimento alla guerra. Siamo allo scoppio della prima guerra mondiale.
La propaganda interventista si è spenta bruscamente di fronte a una guerra differente che trova l’Italia incredibilimente impreparata sotto tutti i profili. Tra morti, dispersi e prigionieri si arriverà a 250 mila.
E la nostalgia di casa sarà devastante per il morale delle truppe. E’ qui che si innesta la storia de “ ‘o Surdato nnammurato”, vietata, censurata in maniera severissima. Ai carabinieri viene dato l’ordine di punire con decisione chiunque cantasse canzoni «disfattiste» con revoca delle licenze, prigione fino ad arrivare al plotone d’esecuzione.
Ma perché? In effetti il testo parla di un innamorato che sogna la sua amata, promettendole il suo amore eterno: nessun riferimento alla guerra. Forse è proprio questo il punto.
La guerra è lo sfondo, è la causa principe dalla lontananza dei due innamorati. E nel testo si leggono anche l’angoscia e il timore di chi dubita potere riabbracciare il proprio amore al termine del conflitto.
Benché vietata, ‘O Surdato nnammurato diventa presto l’inno di chi vuole tornare a casa, malgrado il fronte, la guerra, la causa. L’inno dei disertori. Ecco allora come un canto d’amore diventa la più grande delle condanne al conflitto.
Nonostante i gravi rischi che si correva a essere sopresi a cantarla, anche soldati veneti, lombardi, toscani la cantarono e gli alti comandi si arresero.
Dopo cento anni e due censure violente (anche il fascismo la tacciò di “disfattismo”) ‘O surdato nnammurato è tutt’oggi una delle canzoni napoletane più famose al mondo.
Come si canta? Esiste una disputa, a questo punto, tra chi la canta urlandola a squarciagola e chi, invece, legandola alla sue origini, preferisce ascoltarla alla maniera di Anna Magnani, un filo di voce e tanto cuore.
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