Conservatorio di San Pietro a Majella, quattro tesori in uno
Uno dei conservatori più prestigiosi del mondo
Quella del Conservatorio di musica San Pietro a Majella di Napoli è la storia di diverse e distinte istituzioni confluite per costituire l’attuale organismo. Il conservatorio di musica, di fatti, è l’erede degli antichi Conservatori di Santa Maria di Loreto, Sant’Onofrio a Capuana e Santa Maria della Pietà dei Turchini, fondati con finalità di carità pubblica e privata.
Quello che pochi sanno, infatti, è che il ruolo degli antichi conservatori era quello di istituzioni di carità e beneficenza attuate in età moderna nei diversi Stati europei. si trattava infatti di di organismi inseriti nella realtà politica, economica, sociale e religiosa della città per far fronte alle istanze umanitarie della popolazione.
Tra questi, storia a sé hanno i conservatori musicali, nati come istituti assistenziali per l’infanzia indigente ed abbandonata e specializzatisi poi, pur senza tradire l’originaria missione, in istituti di formazione musicale. Il processo di costituzione del Conservatorio di San Pietro a Majella è stato tumultuoso ed ha affrontato diverse fasi. Nel febbraio del 1797 si verifica il trasferimento del Conservatorio di Santa Maria di Loreto nella sede del Conservatorio di Sant’Onofrio a Capuana, e tra il 1806 e il 1807, poi, viene ufficializzata, sancita e sistematizzata con appositi provvedimenti, la fusione del Conservatorio di Loreto con quello della Pietà dei Turchini.
Nel 1826, si attua l’ultimo e definitivo trasferimento dell’istituzione in quella che è l’attuale dimora e a cui si ispira la trasformazione della denominazione in Reale Conservatorio di Musica di San Pietro a Majella.
All’istituzione sono preposte una direzione tecnica del ramo musicale - che viene affidata a Giovanni Paisiello come presidente, Fedele Finaroli, e Giacomo Tritto, epigoni della storia della Musica. Ma i nomi illustri legati al Conservatorio di San Pietro a Majella non finiscono qui. Gaetano Donizetti, Francesco Cilea, Vincenzo Bellini, Ruggiero Leoncavallo, Riccardo Muti, Salvatore Accardo, Renato Carosone sono solo alcune delle gemme incastonate in quel gioiello di arte e cultura che è il Conservatorio musicale di Napoli.
Quello che pochi sanno, infatti, è che il ruolo degli antichi conservatori era quello di istituzioni di carità e beneficenza attuate in età moderna nei diversi Stati europei. si trattava infatti di di organismi inseriti nella realtà politica, economica, sociale e religiosa della città per far fronte alle istanze umanitarie della popolazione.
Tra questi, storia a sé hanno i conservatori musicali, nati come istituti assistenziali per l’infanzia indigente ed abbandonata e specializzatisi poi, pur senza tradire l’originaria missione, in istituti di formazione musicale. Il processo di costituzione del Conservatorio di San Pietro a Majella è stato tumultuoso ed ha affrontato diverse fasi. Nel febbraio del 1797 si verifica il trasferimento del Conservatorio di Santa Maria di Loreto nella sede del Conservatorio di Sant’Onofrio a Capuana, e tra il 1806 e il 1807, poi, viene ufficializzata, sancita e sistematizzata con appositi provvedimenti, la fusione del Conservatorio di Loreto con quello della Pietà dei Turchini.
Nel 1826, si attua l’ultimo e definitivo trasferimento dell’istituzione in quella che è l’attuale dimora e a cui si ispira la trasformazione della denominazione in Reale Conservatorio di Musica di San Pietro a Majella.
All’istituzione sono preposte una direzione tecnica del ramo musicale - che viene affidata a Giovanni Paisiello come presidente, Fedele Finaroli, e Giacomo Tritto, epigoni della storia della Musica. Ma i nomi illustri legati al Conservatorio di San Pietro a Majella non finiscono qui. Gaetano Donizetti, Francesco Cilea, Vincenzo Bellini, Ruggiero Leoncavallo, Riccardo Muti, Salvatore Accardo, Renato Carosone sono solo alcune delle gemme incastonate in quel gioiello di arte e cultura che è il Conservatorio musicale di Napoli.
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