33 non sono i trentini, ma le monache (il monastero delle trentatrè)
Le monache cappuccine in un famoso monastero napoletano
Trentatrè… no! Non i trentini! Sono le Clarisse Cappuccine e il loro importante monastero che dal 1535 ospita le cosiddette suore senza dote. Quella del convento di clausura delle Clarisse Cappuccine a Napoli è una storia particolare. Suor Maria Lorenza Longo diede l’impulso della fondazione dell’ordine monacale che fu approvato da Papa Paolo III. Così come spesso avveniva in quel secolo di osmosi tra Spagna e Italia, Suor Maria era una nobildonna catalana che arrivò a Napoli seguendo il marito.
Rimasta vedova nel 1509, ricevette la grazia di guarire da una forma di artrite reumatoide e tenne fede al suo voto di dedicarsi agli infermi. L’animo amorevole di Madre Maria portò al prodigarsi per i più deboli e il suo impegno condusse alla fondazione di una delle opere che più hanno dato alla popolazione sofferente della città.
Stiamo parlando dell’Ospedale degli Incurabili. Sui dettami di Santa Chiara, sodale e partecipe della morale francescana, il Monastero conserva un arredo semplice ed umile.
Il Monastero in stile cappuccino, si caratterizza per un arredo semplice ed umile, il cui mobilio essenziale è nella povertà e nel calore del legno; affreschi e dipinti di notevole bellezza incorniciano la vita monastica da oltre cinquecento anni, e sono gli unici «inquilini» che tengono buona compagnia alle simpatiche suore. Di notevole pregio è l’Ex Refettorio monastico, sottratto 106 anni fa dagli Ospedali Riuniti, inaugurato nel 2009 insieme al Comune di Napoli che ha restituito all’antico splendore uno dei luoghi di accoglienza spirituale e di culto della città.
Rimasta vedova nel 1509, ricevette la grazia di guarire da una forma di artrite reumatoide e tenne fede al suo voto di dedicarsi agli infermi. L’animo amorevole di Madre Maria portò al prodigarsi per i più deboli e il suo impegno condusse alla fondazione di una delle opere che più hanno dato alla popolazione sofferente della città.
Stiamo parlando dell’Ospedale degli Incurabili. Sui dettami di Santa Chiara, sodale e partecipe della morale francescana, il Monastero conserva un arredo semplice ed umile.
Perché questo nome?
E’ facile intuire come il motivo del nome del monastero sia legato al numero massimo di monache che potevano essere ospitate, oltre, ovviamente al riferimento agli anni di Cristo. Attualmente le monache ospitate sono 13 e trascorrono la loro vita tra meditazione e impegno in lavori semplici e di artigianato. Tra questi spicca la lavorazione dei «bambinelli in cera» antica tradizione portata avanti dal ‘700 e di cui conservano gelosamente il segreto. Durante il periodo natalizio effettuano una esposizione al pubblico dei manufatti.Non solo clausura
Ma la vita contemplativa, da sola, non è sufficiente. Non nell’era del social network. Ed ecco la sorpresa che non ti aspetti: grazie a permessi speciali le clarisse delle trentatré hanno aperto una pagina Facebook che ha raggiunto i 15 mila like e un sito internet curato dal quale diffondono i loro messaggi di speranza e rispondono alle domande dei tanti followers.Il Monastero in stile cappuccino, si caratterizza per un arredo semplice ed umile, il cui mobilio essenziale è nella povertà e nel calore del legno; affreschi e dipinti di notevole bellezza incorniciano la vita monastica da oltre cinquecento anni, e sono gli unici «inquilini» che tengono buona compagnia alle simpatiche suore. Di notevole pregio è l’Ex Refettorio monastico, sottratto 106 anni fa dagli Ospedali Riuniti, inaugurato nel 2009 insieme al Comune di Napoli che ha restituito all’antico splendore uno dei luoghi di accoglienza spirituale e di culto della città.
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