Parco reale di Caserta, il sogno di Vanvitelli
Un paesaggio emozionante immerso nel verde
La vista sul Parco Reale dai finestroni della Reggia di Caserta è mozzafiato. Ma per chi ha negli occhi lo sfarzo e lo splendore della quadreria della Reggia di Caserta, uscire dalla galleria centrale è un’esperienza emozionante. La magnificenza di un viale, una fontana e dei giardini su entrambi i lati che si estendono a perdita d’occhio per oltre 3 km. Ecco una delle innovazioni progettuali apportate dall’architetto Luigi Vanvitelli. Si tratta di un effetto ottico definito “effetto cannocchiale”.
L’idea iniziale, parzialmente rispettata dopo la morte del Vanvitelli, prevedeva un enorme viale completamente dritto proveniente da Napoli al culmine della cascata monumentale alla fine del parco reale. I 120 ettari del parco reale, le fontane e il palazzo sono alimentati dal maestoso acquedotto carolino, che serviva anche l’area casertana circostante. Superate le difficoltà derivanti dall’abdicazione di re Carlo, dopo quattro anni di sospensione dei lavori , il progetto iniziale fu ridotto. Questo per assecondare le necessità economiche e il cambiamento di gusto estetico.
Fu lasciato intatto, però, il progetto più importante di Vanvitelli. L'architetto volle nel parco reale un canale centrale lungo più di 3 km con piscine e fontane e culminante sul declivio con la spettacolare cascata.
I giardini all’italiana del parco reale rispettano il gusto neobarocco di regolarità e ordine, simbolo del dominio dell’uomo sulla natura. La regina Maria Carolina, moglie di Ferdinando IV e sorella di Maria Antonietta di Francia, volle però commissionare un nuovo tipo di giardino, ispirato a un ideale di natura spontanea e disordinata.
La regina teneva talmente al progetto da investire la propria fortuna personale per la realizzazione che doveva rivaleggiare se non superare in bellezza quello del Pétit Trianon di Versaille, fatto costruire dalla sorella. Piccola curiosità del parco reale è il criptoportico, una “finta rovina romana”, costruita sulla suggestione dei contemporanei scavi di Ercolano.
Si tratta di un ninfeo circolare con il soffitto artificialmente diroccato e il pavimento volutamente sconnesso a simularne l’antichità. Ci sono undici statue, alcune provenienti dalla collezione Farnese (oggi custodita nel Museo Archeologico di Napoli), di cui una statua di Venere che come nel mito, sorge dalle acque del placido laghetto.
Questo piccolo paradiso esiste ancora, ha preso il nome di “Giardino Inglese”, è il primo esempio di giardino informale all’italiana ed è attualmente visitabile. Sempre qui, nel parco reale della Reggia di Caserta.
L’idea iniziale, parzialmente rispettata dopo la morte del Vanvitelli, prevedeva un enorme viale completamente dritto proveniente da Napoli al culmine della cascata monumentale alla fine del parco reale. I 120 ettari del parco reale, le fontane e il palazzo sono alimentati dal maestoso acquedotto carolino, che serviva anche l’area casertana circostante. Superate le difficoltà derivanti dall’abdicazione di re Carlo, dopo quattro anni di sospensione dei lavori , il progetto iniziale fu ridotto. Questo per assecondare le necessità economiche e il cambiamento di gusto estetico.
Fu lasciato intatto, però, il progetto più importante di Vanvitelli. L'architetto volle nel parco reale un canale centrale lungo più di 3 km con piscine e fontane e culminante sul declivio con la spettacolare cascata.
I giardini all’italiana del parco reale rispettano il gusto neobarocco di regolarità e ordine, simbolo del dominio dell’uomo sulla natura. La regina Maria Carolina, moglie di Ferdinando IV e sorella di Maria Antonietta di Francia, volle però commissionare un nuovo tipo di giardino, ispirato a un ideale di natura spontanea e disordinata.
La regina teneva talmente al progetto da investire la propria fortuna personale per la realizzazione che doveva rivaleggiare se non superare in bellezza quello del Pétit Trianon di Versaille, fatto costruire dalla sorella. Piccola curiosità del parco reale è il criptoportico, una “finta rovina romana”, costruita sulla suggestione dei contemporanei scavi di Ercolano.
Si tratta di un ninfeo circolare con il soffitto artificialmente diroccato e il pavimento volutamente sconnesso a simularne l’antichità. Ci sono undici statue, alcune provenienti dalla collezione Farnese (oggi custodita nel Museo Archeologico di Napoli), di cui una statua di Venere che come nel mito, sorge dalle acque del placido laghetto.
Questo piccolo paradiso esiste ancora, ha preso il nome di “Giardino Inglese”, è il primo esempio di giardino informale all’italiana ed è attualmente visitabile. Sempre qui, nel parco reale della Reggia di Caserta.
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