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La scultura napoletana


| Arte e Cultura
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La scultura napoletana ha conosciuto grandi maestri dal medioevo al 900
I più grandi protagonisti della scultura napoletana, tra conferme e piacevoli sorprese. Dal pre-rinascimento alla stagione verista, sono tanti gli scultori legati in qualche modo a Napoli.
Nati a Napoli, morti a Napoli o che ci hanno lavorato. Tra gli scultori che hanno arricchito la città con le proprie opere, alcuni appartengono alla grande storia dell'arte italiana. Altri, invece, hanno conosciuto minor fama e gloria ma hanno comunque contribuito a rendere Napoli una capitale dell'arte.
L'idea di raccogliere i protagonisti della scultura napoletana è un'idea abbastanza impegnativa: sono infatti tantissimi gli autori e le opere sparse tra chiese, piazze, strade della città. E per superare una grande mole ci vuole una grande volontà. Che si accende grazie ad un prezioso ricordo recuperato tra gli appunti di Storia dell'Arte Moderna: tra i primi esempi di scultura pre-rinascimentale ce ne sono alcuni proprio a Napoli. Non trasalire. Firenze è Firenze, cioè la capitale dell'Umanesimo e del Rinascimento, ma la storia vuole che Donatello abbia lavorato dei marmi toscani su commissione straniera, per poi farli recapitare proprio qui, a Napoli. Precisamente in una delle cappelle della Chiesa di Sant'Angelo a Nilo, nei pressi di Piazza San Domenico Maggiore, dove si trova un monumento funebre attribuito al maestro toscano. Non c'è da meravigliarsi se la Corte del Regno di Napoli abbia ingaggiato artisti da fuori, del resto i toscani allora erano i migliori.

Nello stesso periodo, infatti, prendono servizio a Napoli i fratelli Giuliano e Benedetto da Maiano: di quest'ultimo rimangono principali tracce nella Chiesa di Sant'Anna dei Lombardi, la Tomba della Duchessa Maria d'Aragona (cominciata da Antonio Rossellino) e l'Altare dell'Annunciazione nella Cappella Mastrogiudici. Suo fratello maggiore, Giuliano, realizzò Porta Capuana, Porta Nolana, la Cappella Tolosa nella chiesa di Sant'Anna dei Lombardi e, forse, l'Arco di Trionfo al Castel Nuovo (la cui attribuzione è ancora dubbia). Questi però non sono scultori napoletani, ma solo artisti che hanno lavorato in città o per la città. Come del resto è Antonio Corradini, scultore veneziano tra 600 e 700, particolarmente impegnato a Napoli, dove infine si spense. La sua opera più bella e famosa è senz'altro il complesso di decorazioni e sculture all'interno della Cappella Sansevero, su commissione di Raimondo di Sangro, VII Principe di Sansevero, massone e alchimista. Qui realizzò varie statue e rilievi, ma l'opera più famosa e ricercata è senz'ombra di dubbio il Cristo Velato, il cui autore è però un altro illustre nome partenopeo, Giuseppe Sanmartino (Napoli, 1720 – Napoli, 1793), del quale rimangono preziose testimonianze presso La Certosa di San Martino.



Ma per trovare una robusta produzione scultorea dobbiamo fare qualche passo indietro e aprire il capitolo del 600: in questo periodo lavora a Napoli Cosimo Fanzago, in veste di architetto, scultore e imprenditore, che ha tradotto gli stilemi seicenteschi in quel che oggi chiamiamo Barocco Napoletano. A lui si devono una quantità davvero impressionante di lavori. Fra i più in vista ci sono: interventi alla chiesa e al chiostro della Certosa di San Martino, le facciate delle chiese di Santa Maria di Costantinopoli, S. Giuseppe a Pontecorvo, S. Maria degli Angeli alle Croci, S. Teresa a Chiaia, la Guglia di San Gennaro, gli altari maggiori di San Domenico Maggiore, San Pietro a Majella, Ss. Severino e Sossio, Palazzo Zevallos, Palazzo Carafa di Maddaloni, il cosiddetto Palazzo di Donn'Anna a Posillipo, il cappellone di Sant'Antonio in San Lorenzo Maggiore, restauro del Complesso di San Gaudioso, la Fontana del Sebeto, la chiesa S. Maria di Costantinopoli.
In epoca più recente si è invece distinta la produzione scultorea di Vincenzo Gemito, napoletano vissuto a Napoli dal 1852 al 1929. Lo stile ed il gusto realista a cavallo tra 800 e 900 si vede tutto in lavori come: Il Giocatore di carte (1868, Museo nazionale di Capodimonte) Il Pescatorello (museo civico di Castel Nuovo), Carlo V (Palazzo Reale).
Un caso particolare è quello di Giovan Lorenzo Bernini, che è nato a Napoli nel 1598 ma ha fatto tutto (o quasi) a Roma, dove è scomparso nel 1680. E' il massimo protagonista della cultura figurativa barocca, ma a Napoli ci è solo nato: era infatti figlio di Pietro Bernini, artista toscano stabilitosi a Napoli per lavorare nel cantiere della Certosa di San Martino.
E addirittura Antonio Canova, forse uno dei più grandi scultori del 700 e ritenuto il massimo esponente del Neoclassicismo, tanto da essere soprannominato "il nuovo Fidia" ha lasciato una propria eredità artistica in terra partenopea: al Museo di Capodimonte di Napoli sono conservate alcune sue sculture, al Museo archeologico nazionale di Napoli si trova il Ferdinando I, e in piazza del plebiscito il Monumento equestre a Carlo III e il Cavallo del monumento equestre a Ferdinando delle Due Sicilie.
Giovanni da Nola, conosciuto anche come Giovanni Merliano, attivo a Napoli nella prima metà del 500, è autore di una vastissima opera che si divide tra architettura e scultura. Le maggiori opere scultoree si trovano in San Giovanni a Carbonara, San Domenico Maggiore, Sant'Anna dei Lombardi, San Pietro a Majella. A questi si aggiungono ben quattro fontane: Fontana della Scapigliata, Fontana del Capone, Fontana degli Incanti, Fontana dei 4 del Molo. Come Architetto ha lavorato a Palazzo Giusso (attuale sede dell'università l'Orientale), Palazzo di Sangro, Palazzo Rota.



A questi nomi ne seguono tanti altri, non meno importanti e tutti in qualche modo legati alla città di Napoli. A Domenico Antonio Vaccaro si devono l'Altare in Sant'Anna di Palazzo e le sculture nella chiesa di Santa Maria della Redenzione dei Captivi; Tito Angelini, a lungo impegnato a San Martino; Matteo Bottiglieri, uno dei protagonisti nella realizzazione della Guglia dell'Immacolata; Annibale Caccavello impegnato nel 500 in varie chiese tra cui Santa Maria La Nova; Jerace, le cui opere sono esposte al Museo civico di Castelnuovo; Antonio e Gennaro Calì, Girolamo D'Auria e ancora altri che meritano di essere conosciuti e valorizzati.