Napoli a luci rosse
Red Light District nel capoluogo partenopeo?
Di red lights district se ne vedono viaggiando in tutta Europa. Ci siamo chiesti come potrebbe essere la versione partenopea del fenomeno. E La cronaca ci ha immediatamente fornito risposte. Proprio a Forcella qualche tempo fa è stata infatti bloccata una florida attività di sfruttamento della prostituzione tra i bassi che si affacciano sui vicoli. Un po' come le vetrine olandesi. Un quartiere a luci rosse è una determinata zona di una città, in cui la prostituzione è parte comune della vita quotidiana. Si chiamano così per la luce rossa alla finestra che le "lucciole" posizionano per attirare i passanti alla propria porta.
Per altri invece il termine deriva dalle lanterne rosse usate dai lavoratori delle ferrovie, lasciate fuori ai bordelli per gli operai. Un'altra versione, stavolta proveniente dai Paesi Bassi, vuole che le prostitute di Amsterdam cercassero di adescare i pescatori con le loro luci bianche, successivamente avvolte da un fazzoletto rosso per una più efficace comunicazione di prodotti e servizi erogati. In Europa e America i bordelli e quartieri a luci rosse sono del tutto normali.
E se tutto ciò venisse tutelato e regolato, quale scenario si prospetterebbe per una città come Napoli? In effetti un'intensa attività a luci rosse è stata notata dalle forze dell'ordine nel popolare quartiere di Forcella, dove donne e trans si prostituiscono nei bassi, le tipiche abitazioni poste ai piani terra dei palazzi, con affaccio sulla strada e scarsa illuminazione. In maniera simile a quanto avviene nei quartieri gemelli di Amsterdam.
E del resto un fenomeno simile si registra a Genova che presenta una morfologia topografica assai vicina a quella partenopea: di fronte al porto si sviluppa un fitto quartiere fatto di vicoli e stradine dove il mestiere più antico del mondo trova numerose professioniste al lavoro, ogni giorno. Intanto ad Aprile nel IX Municipio di Roma il primo "quartiere a luci rosse": una o più strade dove la prostituzione sarà tollerata con multe per clienti al di fuori della zona prescelta fino a 500 euro.
Costo del progetto: 5000 euro al mese. Napoli si presenta già equipaggiata di zone e quartieri "di tolleranza" sulla scorta degli esempi europei. Ma si tratta spesso di fatiscenti abitazioni in palazzi pericolanti, tra vicoli che si perdono nell'oscurità, gas di scarico di moto e scooter e totale assenza di controllo e sicurezza, per clienti e professionisti.
Come andrebbero le cose di fronte alla regolarizzazione e legalizzazione del fenomeno?
Per altri invece il termine deriva dalle lanterne rosse usate dai lavoratori delle ferrovie, lasciate fuori ai bordelli per gli operai. Un'altra versione, stavolta proveniente dai Paesi Bassi, vuole che le prostitute di Amsterdam cercassero di adescare i pescatori con le loro luci bianche, successivamente avvolte da un fazzoletto rosso per una più efficace comunicazione di prodotti e servizi erogati. In Europa e America i bordelli e quartieri a luci rosse sono del tutto normali.
E se tutto ciò venisse tutelato e regolato, quale scenario si prospetterebbe per una città come Napoli? In effetti un'intensa attività a luci rosse è stata notata dalle forze dell'ordine nel popolare quartiere di Forcella, dove donne e trans si prostituiscono nei bassi, le tipiche abitazioni poste ai piani terra dei palazzi, con affaccio sulla strada e scarsa illuminazione. In maniera simile a quanto avviene nei quartieri gemelli di Amsterdam.
E del resto un fenomeno simile si registra a Genova che presenta una morfologia topografica assai vicina a quella partenopea: di fronte al porto si sviluppa un fitto quartiere fatto di vicoli e stradine dove il mestiere più antico del mondo trova numerose professioniste al lavoro, ogni giorno. Intanto ad Aprile nel IX Municipio di Roma il primo "quartiere a luci rosse": una o più strade dove la prostituzione sarà tollerata con multe per clienti al di fuori della zona prescelta fino a 500 euro.
Costo del progetto: 5000 euro al mese. Napoli si presenta già equipaggiata di zone e quartieri "di tolleranza" sulla scorta degli esempi europei. Ma si tratta spesso di fatiscenti abitazioni in palazzi pericolanti, tra vicoli che si perdono nell'oscurità, gas di scarico di moto e scooter e totale assenza di controllo e sicurezza, per clienti e professionisti.
Come andrebbero le cose di fronte alla regolarizzazione e legalizzazione del fenomeno?