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Ottocento. Le collezioni di Capodimonte


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  • Reggia di Capodimonte - interno

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Una nuova sezione dedicata alle collezioni dell’ Ottocento
Il progetto Ottocento a Capodimonte è stato ideato e realizzato dalla Soprintendenza Speciale per il patrimonio storico, artistico, etno-antropologico e per il Polo museale della città di Napoli. Fiore all'occhiello della città. 
La nuova sezione è allestita in alcuni ambienti del piano ammezzato sul fronte meridionale della reggia cui si accede attraverso il suggestivo scalone esagonale, le sale del ‘piano matto’ erano gli spazi privati della corte all’epoca dei sovrani Borbone e Savoia. Queste sale nel 1816 ospitano l’appartamento di Ferdinando I, successivamente, a metà secolo diventano il “quartino ad uso di S.A.R. la Principessa D.a Carolina”, nipote di Ferdinando, che, andata in sposa a Carlo di Montemolin nel 1850, ebbe la disponibilità di abitarlo durante i suoi soggiorni a Napoli.

In epoca Savoia, gli ambienti vengono destinati al ramo cadetto dei Duchi di Aosta, che vi soggiornano fino al 1948. L’intervento attuale nelle sette sale valorizza il fascino ottocentesco degli spazi, con vista sul parco, sulla città e sui cortili monumentali del museo, l’allestimento - oltre duecento opere tra dipinti, sculture, oggetti d’arredo ed anche tessuti e tendaggi - suggerisce una dimensione più intima, lontana dalla maestosità degli ambienti di rappresentanza dell'Appartamento Reale al piano nobile della Reggia. La nuova sezione completa la selezione di opere dedicate all’Ottocento, esposta attualmente nelle sale al terzo piano del museo, il cui nucleo centrale si riallaccia al proposito, nato subito dopo l'Unità d'Italia, di istituire a Capodimonte una ‘Galleria di Arte moderna’ destinata ad ospitare opere di artisti viventi. Si conclude con la nuova sezione il programma di riordino delle collezioni storiche del Museo, iniziato negli nell’ultimo decennio del Novecento, insieme ai lavori di adeguamento funzionale e impiantistico che hanno interessato l’intero edificio.

Il progetto Ottocento a Capodimonte è stato ideato e realizzato dalla Soprintendenza Speciale per il patrimonio storico, artistico, etnoantropologico e per il Polo museale della città di Napoli, con il sostegno della Direzione Generale per la Valorizzazione del patrimonio culturale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e di ARCUS. Opere e allestimento L’ordinamento delle opere consente di approfondire l’evoluzione dei vari aspetti del gusto e della cultura figurativa napoletana durante tutto il XIX secolo con un allestimento realizzato per ambienti tematici che rievocano atmosfere d’epoca. Le opere esposte sono pervenute al Museo per acquisto sia dei sovrani borbonici che di Casa Savoia, ai quali nel secolo XX si sono aggiunti anche sostanziosi nuclei di opere d'arte donate allo Stato da illuminati collezionisti napoletani come Alfonso Marino (1957), Gustavo Toma (1961), Giuseppe Cenzato (1969) e Angelo Astarita (1970).
Dopo la sala iniziale, dedicata alle opere della prima metà dell’Ottocento, con “dipinti di figura e interni”, l’ ambiente successivo evoca uno studiolo regale, impreziosito da arredi e dipinti con paesaggi della Scuola di Posillipo. Nelle sale più grandi, che conservano il suggestivo rapporto con il parco ed il panorama sul golfo di Napoli, sono esposti acquerelli con i “siti reali” borbonici e paesaggi della Scuola di Resina, nonché opere di personalità di spicco, tra le quali Domenico Morelli e Filippo Palizzi e una serie di dipinti, appartenenti al ventennio post-unitario, quando artisti napoletani come Gioacchino Toma, Michele Cammarano, Antonio Mancini, Vincenzo Gemito e Vincenzo Migliaro contribuirono a costituire un linguaggio figurativo nazionale, approfondendo le tematiche del realismo nei singoli aspetti sociali, psicologici e naturalistici. Tra le opere esposte anche il famoso Bozzetto per il centrotavola che Vincenzo Gemito stava eseguendo, su incarico di Umberto di Savoia, quando fu colto dal forte esaurimento, che lo tenne in casa per vent'anni. Il percorso continua con il tema dell’orientalismo e gli affascinanti ritratti femminili di fine secolo; nella penultima sala si incontra una sala studio-biblioteca i cui arredi ricomposti e restaurati appartenevano alla regina Maria Carolina ed erano nella Reggia di Portici. Il percorso si conclude con un omaggio alle più importanti donazioni che hanno arricchito le collezioni museali.


La comunicazione ‘CapodimontePerTe’
La partecipazione dei cittadini Per la prima volta in Italia è stato chiesto ai cittadini come un museo deve ‘raccontare’ se stesso. Tutti gli apparati informativi (didascalie, segnaletica, pannelli di sala) nella nuova sezione sono stati realizzati al termine del progetto-pilota CapodimontePerTe, al quale hanno partecipato gruppi di cittadini che hanno visitato in anteprima le nuove sale, prive di qualunque spiegazione o descrizione, fornendo il proprio contributo alla messa a punto degli apparati di comunicazione, segnalando domande, dubbi, quesiti che ogni singola sala suscitava. Le indicazioni e i suggerimenti dei visitatori sono stati la base per elaborare e preparare i supporti informativi realizzati nella nuova sezione. Il progetto è stato realizzato dalla Soprintendenza, in collaborazione con il prof. Ludovico Solima, promosso e finanziato dalla Direzione Generale per la valorizzazione del patrimonio culturale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.