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Simbolismi del presepe napoletano


| Leggende e tradizione
  • Benino

    Benino

  • Cicci Bacco
Personaggi e luoghi dell'arte presepiale partenopea
Una delle tradizioni natalizie più diffuse a Napoli è quella di preparare il presepe; c’è chi lo fa di piccole dimensioni, magari rappresentando solo la natività, e c’è chi invece lo realizza con personaggi grandi e animati; non da meno sono le rappresentazioni con persone reali, tipiche del cosiddetto presepe vivente.

Adesso ci soffermeremo su alcuni simbolismi legati ai personaggi e ai luoghi, che la maggior parte dei napoletani inseriscono puntualmente nel proprio presepe, senza però conoscerne bene il significato.

Iniziamo da Benino, il pastore dormiente, che solitamente viene posto nel punto più alto, lontano dalla Grotta della Natività. Il pastore è disteso in prossimità di un albero o su un giaciglio d’erba, con la testa poggiata su di un sasso e circondato da pecorelle bianche al pascolo. La leggenda narra che il presepe appartenga al sogno di Benino e per questo è importante non disturare il suo sonno, altrimenti tutta la magia svanirebbe.

Opposto al pastore dormiente, troviamo il Pastore della meraviglia, di solito collocato vicino alla grotta di Gesù bambino e rappresentato con le braccia e le sguardo rivolto verso il cielo, con un’espressione stupita. Infatti, egli dona proprio il suo stupore, l’incanto della venuta del figlio di Cristo, che andrebbe rinnovato ogni volta insieme alla fede professata.

Un altro personaggio del presepe napoletano è Stefania, una giovane vergine che si incamminò verso la Natività per adorare il Redentore. Bloccata dagli angeli che vietavano alle donne non sposate di visitare la Madonna, Stefania prese una pietra e l’avvolse in fasce, fingendosi in dolce attesa. Ella appena riuscì ad arrivare al cospetto di Maria, si compì un prodigio: la pietra starnutì e diede alla luce Santo Stefano.

Il pescatore simboleggia il “pescatore di anime”, in quanto il pesce fu il primo simbolo dei cristiani perseguitati dall'Impero Romano, usato per alludere alla divinità. Infatti all'epoca vi era il divieto di raffigurare Dio, proibizione valida fino al III secolo. Il pescatore e il cacciatore, sono due figure legate al ciclo morte-vita, giorno-notte, estate-inverno. A dimostrazione di ciò, il pescatore viene posto in basso nel presepe ed è collegato agli inferi, mentre di solito il cacciatore è posto in alto a rappresentare il mondo celeste.

Un’altra figura interessante è Cicci Bacco, il dio del vino pagano, spesso posto davanti alla cantina con un fiasco in mano, oppure su una botte. Egli si discosta dalla fede cristiana e simboleggia tutti i vizi umani. Poi c’è la zingara, una giovane donna con vesti appariscenti, in grado di predire il futuro. La sua presenza potrebbe simboleggiare il dramma di Cristo, poiché porta con sé un cesto di arnesi di ferro, metallo usato per forgiare i chiodi della crocifissione. Tuttavia, ella spesso è raffigurata con un bimbo in braccio, divenendo così simbolo della maternità e non necessariamente di sventura e dolore. Alcuni vedono un legame tra la zingara e la Sibilla Cumana.

Il giorno dell'Epifania arrivano i tre re magi, che rappresentano il viaggio notturno della stella cometa, in lineai congiunta con la nascita del nuovo “sole-bambino”. In questo senso va interpretata la tradizione cristiana secondo la quale essi si mossero da oriente, dove sorge il sole; in origine rappresentati in groppa a tre diversi animali: il cavallo, il dromedario e l'elefante, rappresentanti rispettivamente l'Europa, l'Africa e l'Asia.

Significative sono anche le lavandaie, che secondo una leggenda visitarono la Vergine, la cui verginità fu testata con mano da una di loro; la mano peccatrice venne incenerita all'istante e guarì solo dopo aver toccato Gesù bambino. Nei presepi sono presenti diverse lavandaie che, dopo aver lavato Gesù, stendono i panni candidi, simbolo della verginità di Maria.

Oltre ai personaggi, molti luoghi del presepe napoletano sono ricchi di profondi simbolismi. Tra questi c’è il ponte, che rappresenta il passaggio dal mondo dei vivi a quello dei morti; questo perché secondo una leggenda venivano costruiti ponti nella notte dai diavoli; oppure si racconta che i bambini venissero uccisi e gettati nelle fondamenta di un ponte per sostenerlo.

Poi c’è il pozzo, che simboleggia il punto di unione tra la Terra e le acque sotterranee, oltre ad avere un forte legame con la figura della Vergine; infatti in Campania ci sono molte Madonne del Pozzo. Anche la fontana ha una valenza magica rappresentando un luogo di incontro d’ amore e visioni fantastiche. La donna alla fontana è associata alla Madonna la quale avrebbe ricevuto la notizia della nascita di Gesù mentre attingeva acqua da essa. Il fiume sul presepe è segno del tempo che scorre, simbolo del ciclo vitale, della nascita e della morte; esso è la linea di confine tra mondo dei vivi e mondo dei morti e ricorda il giordano, dove fu battezzato Gesù.

Per quanto riguarda l’osteria, essa simboleggia la pericolosità del viaggio e della notte, infatti si riferisce all'episodio tradizionale di Maria e Giuseppe che, durante il cammino, non riuscirono a trovare alloggio; all'osteria è associato il rituale del mangiare, riferito alla vita materiale contrapposta a quella spirituale e di solito viene posta accanto alla grotta della natività. Infine, ci sono le rovine del tempio, che rappresentano la caduta del paganesimo, in cui viene collocata la sacra famiglia, simbolo del bene, posta in contrapposizione all'osteria, simbolo del male.

Conoscevate questi simbolismi?