La ruota degli esposti a Napoli
Cura dei bambini abbandonati nel complesso dell'Annunziata
La ruota degli esposti era una bussola girevole cilindrica, di solito realizzata con il legno e suddivisa in due parti, previdentemente chiuse da uno sportello: la prima rivolta verso l'interno e la seconda verso l'esterno, disposte in modo da farle combaciare con un'apertura presente sul muro.
Tale meccanismo permetteva alle persone, senza che nessuno potesse vederle, di depositare nella bussola i propri neonati, abbandonandoli. Facendo girare la ruota, la parte con il bebè veniva immessa all'interno e, una volta aperto lo sportello, si poteva procedere a fornirgli le dovute cure.
Spesso vicino alla ruota c'era una campanella, per avvertire l'incaricato di raccogliere il neonato, ed anche una fessura nel muro, dove inserire offerte per sostenere chi si prendeva cura dei piccoli esposti.
Per un eventuale successivo riconoscimento da parte di chi l'aveva abbandonato, al fine di testarne la legittimità, venivano inseriti nella ruota assieme al neonato monili, documenti con i nomi dei genitori o altri segni di riconoscimento. A Napoli la prima ruota degli esposti venne istituita nel 1600 nella Real casa dell’Annunziata, all'interno della Basilica della Santissima Annunziata Maggiore, nei pressi del quartiere Pendino a Forcella. Essa ospitava al suo interno un conservatorio dedicato proprio alla cura dell’infanzia abbandonata. Ancora oggi è possibile vedere la ruota degli esposti, ovviamente non più in funzione, così come è visitabile l’intero complesso dell’Annunziata.
Napoli ha un legame indissolubile con questo luogo, perché da qui nasce il cognome più diffuso nel capoluogo partenopeo, ovvero Esposito.
Il primo bambino, censito nel lontano 1623, portava questo cognome e il nome scelto fu Fabrizio, che da allora assunse il significato di “figlio della Madonna”. Ancora oggi si verificano numerosi casi di abbandono neonatale, causati spesso dallo stato di clandestinità dei genitori, oltre che dalle loro condizioni economiche e sociali precarie. Da questa situazione sembra sia nata la necessità di ripristinare nuovamente la ruota degli esposti, naturalmente in forme più avanzate dal punto di vista tecnologico.
Tale meccanismo permetteva alle persone, senza che nessuno potesse vederle, di depositare nella bussola i propri neonati, abbandonandoli. Facendo girare la ruota, la parte con il bebè veniva immessa all'interno e, una volta aperto lo sportello, si poteva procedere a fornirgli le dovute cure.
Spesso vicino alla ruota c'era una campanella, per avvertire l'incaricato di raccogliere il neonato, ed anche una fessura nel muro, dove inserire offerte per sostenere chi si prendeva cura dei piccoli esposti.
Per un eventuale successivo riconoscimento da parte di chi l'aveva abbandonato, al fine di testarne la legittimità, venivano inseriti nella ruota assieme al neonato monili, documenti con i nomi dei genitori o altri segni di riconoscimento. A Napoli la prima ruota degli esposti venne istituita nel 1600 nella Real casa dell’Annunziata, all'interno della Basilica della Santissima Annunziata Maggiore, nei pressi del quartiere Pendino a Forcella. Essa ospitava al suo interno un conservatorio dedicato proprio alla cura dell’infanzia abbandonata. Ancora oggi è possibile vedere la ruota degli esposti, ovviamente non più in funzione, così come è visitabile l’intero complesso dell’Annunziata.
Napoli ha un legame indissolubile con questo luogo, perché da qui nasce il cognome più diffuso nel capoluogo partenopeo, ovvero Esposito.
Il primo bambino, censito nel lontano 1623, portava questo cognome e il nome scelto fu Fabrizio, che da allora assunse il significato di “figlio della Madonna”. Ancora oggi si verificano numerosi casi di abbandono neonatale, causati spesso dallo stato di clandestinità dei genitori, oltre che dalle loro condizioni economiche e sociali precarie. Da questa situazione sembra sia nata la necessità di ripristinare nuovamente la ruota degli esposti, naturalmente in forme più avanzate dal punto di vista tecnologico.