Gnocchi alla sorrentina
Gnocchi alla sorrentina: pochi ingredienti per un'infinita bontà!
Gli gnocchi alla sorrentina sono uno dei primi piatti simbolo della cucina partenopea: una pietanza davvero gustosa, che è diventata famosa in tutta Italia ed anche all'estero. Gli gnocchi si sono diffusi nella seconda metà del ‘700 e, quelli a base di patate, verso la fine dell’800.
La loro storia è legata all'importazione europea delle patate provenienti dall'America. In origine gli gnocchi venivano impastati con mollica di pane, latte e mandorle tritate, prendendo il nome di “zanzarelli”, piatto tipico dei banchetti rinascimentali in Lombardia; oppure “malfatti”, variante che era preparata con farina, acqua e uova.
In Campania gli gnocchi venivano chiamati con il bizzarro nome di “strangulaprievete” da cui la traduzione strangola-preti,ed è alla città di Sorrento che si deve l’invenzione di questa prelibatezza.
Questa ricetta è un must dei pranzi domenicali ed è realizzata usando pochissimi ingredienti: l’impasto è a base di patate, farina e acqua; il condimento classico è con ragù di carne, provola filante, parmigiano grattugiato e basilico fresco, a cui si può aggiungere anche un po’ di pepe nero macinato.
Inoltre, la tradizione gastronomica napoletana vuole che gli gnocchi abbiano una forma ovale e leggermente schiacciata, quindi non perfettamente arrotondata.
Tale è la versione originale, ma oggi si trovano tantissime varianti degli gnocchi. Ad esempio, a Napoli, si cucinano gli gnocchi ai frutti di mare: morbidissimi e perfetti per assorbire il gustoso sugo a base di vongole, cozze, calamari, gamberi e pomodorino fresco. Dopo la cottura classica in acqua, la tradizione vuole che gli gnocchi vengano messi in un tegamino di terracotta, il cosiddetto “pignatiello“, ed infornati per ultimare la cottura e renderli leggermente croccanti e abbrustoliti in superficie, per meglio dirlo in napoletano per farli diventare “arruscati“. Infine, si serviranno a tavola nel tegamino stesso, così che si terranno ben in caldo.
A questo punto non resta che gustarli...Buon appetito a tutti!
La loro storia è legata all'importazione europea delle patate provenienti dall'America. In origine gli gnocchi venivano impastati con mollica di pane, latte e mandorle tritate, prendendo il nome di “zanzarelli”, piatto tipico dei banchetti rinascimentali in Lombardia; oppure “malfatti”, variante che era preparata con farina, acqua e uova.
In Campania gli gnocchi venivano chiamati con il bizzarro nome di “strangulaprievete” da cui la traduzione strangola-preti,ed è alla città di Sorrento che si deve l’invenzione di questa prelibatezza.
Questa ricetta è un must dei pranzi domenicali ed è realizzata usando pochissimi ingredienti: l’impasto è a base di patate, farina e acqua; il condimento classico è con ragù di carne, provola filante, parmigiano grattugiato e basilico fresco, a cui si può aggiungere anche un po’ di pepe nero macinato.
Inoltre, la tradizione gastronomica napoletana vuole che gli gnocchi abbiano una forma ovale e leggermente schiacciata, quindi non perfettamente arrotondata.
Tale è la versione originale, ma oggi si trovano tantissime varianti degli gnocchi. Ad esempio, a Napoli, si cucinano gli gnocchi ai frutti di mare: morbidissimi e perfetti per assorbire il gustoso sugo a base di vongole, cozze, calamari, gamberi e pomodorino fresco. Dopo la cottura classica in acqua, la tradizione vuole che gli gnocchi vengano messi in un tegamino di terracotta, il cosiddetto “pignatiello“, ed infornati per ultimare la cottura e renderli leggermente croccanti e abbrustoliti in superficie, per meglio dirlo in napoletano per farli diventare “arruscati“. Infine, si serviranno a tavola nel tegamino stesso, così che si terranno ben in caldo.
A questo punto non resta che gustarli...Buon appetito a tutti!