, come un thriller, come un giallo, come un suspence-movie mozzafiato, con un ritmo crescente, con una musica che sale di intensità, con la camera che pare sul punto di inquadrare qualcosa, fra tre secondi, due, uno.
Così il torneo, come in un film del cinema quando si aspetta il coup de théâtre. E non lo so se continuare a bere questo caffè, se farne un altro più forte ancora, se fumare una sigaretta a sei giorni dallo star-game. La singolar tenzone. L'acerrimo duello.
La guerra dei due mondi. Si fa per gioco, ma i due mondi hanno un contorno piuttosto nitido. Uno è il mondo in bianco e nero, la più solida e vincente realtà calcistica del paese, trasversalmente invisa a causa dell'influenza che ha avuto sulla Lega e che probabilmente ha tuttora, ma è invisa anche perchè ha saputo vincere sempre, in tutte le epoche e contro ogni avversario. Questo è il mondo che esce da un ciclo di favola, ha vinto gli ultimi quattro (dico quattro!) tornei consecutivi, dimostrando che la programmazione, l'investimento, l'organizzazione societaria e la divisione delle responsabilità portano risultati. E' il mondo che vorrebbe vincere il quinto scudetto di fila per entrare di diritto nella storia. Perchè non ci è mai riuscito nessuno a vincerne cinque di fila (l'Inter ne ha vinti 4, dal 2006 al 2010 e poi gli è stato assegnato quello del 2005-2006 dalla sentenza della Corte Federale in seguito ai fatti di Calciopoli). Ma non è la stessa cosa, vincerne cinque sul campo sarebbe tutta un'altra impresa. E' il mondo dei campioni che si faranno, di
Dybala, autentico gioiello le cui potenzialità non sono ancora chiare a nessuno; di
Paul Pogba, uno dei più promettenti centrocampisti del panorama, di
Alex Sandro, classe e polmoni, e di qualche vecchietto che ha fatto grande quest'ultimo lustro bianconero, di Bonucci, Barzagli e Chiellini, ormai non saprei neppure immaginarli l'uno senza l'altro, mi chiedo se abitino insieme e naturalmente di
Gianluigi Buffon, oscar alla carriera e puro patrimonio calcistico italiano. E' un mondo forte, organizzato, solido come una berlina full optional dal motore rombante.
L'altro mondo invece è un mondo di "mille colori". Che origina la sua forza dalle profondità di una terra magica e misteriosa, una terra dove
Virgilio e
Omero collocavano la porta degli Inferi, una città sorta sulle lacrime di una
sirena abbandonata, protetta da un castello costruito su un uovo, sormontata dalle immense spalle di uno "sterminator" vesevo. Un mondo mistico, allegorico, caotico, fatto di chiaroscuri, indecifrabile come geroglifici per coloro che non ci sono nati e che non lo respirano tutti i giorni. Ma capace di una forza emotiva non ordinaria, che grida forte la sua voce. E' il mondo del compagno
Sarri, un tecnico emergente, che va in giro in tuta e occhiali, ha sangue partenopeo, biascica con accento toscanaccio ma parla bene come un professore. Nessuna squadra di alto profilo lo avrebbe mai preso, solo a Napoli poteva venire. Ed essere capito. E' il mondo dei campioni impossibili, del
pipita Higuain, di una pepita d'oro puro grezzo indomabile che sfida le regole, di
Insigne e del talento scugnizzo che dribbla i passanti sui vasoli di piperno, mentre la luce del sole si infizza (insinua ndr) nei vicoli, in mezzo ai panni stesi che si stanno asciugando, è il talento di
Dries Mertens sfacciato capozziello, è il talento pacato di
Kalidou Koulibaly, alto come il
Vesuvio, nero come la notte e grande come il
cielo notturno del Golfo.
E' la guerra dei mondi e checchè se ne dica in televisione, in conferenza stampa, sui giornali, viene da lontano. Tenetevi forte se ci riuscite: oggi è solo lunedì.