Da Attanasio la sfogliatella che ti fa sognare
Napoli tre cose tiene belle: ‘o mare, ‘o Vesuvio, e le sfogliatelle!
Ti trovi per caso nei pressi della stazione centrale a piazza Garibaldi nel bel mezzo della giornata e hai un quarto d'ora tutto per te? Segui le istruzioni e riceverai una dolce sorpresa!
Lì di fronte a te c'è la sfogliatella dei fratelli Attanasio, (Vico Ferrovia 1,2,3,4) una bellezza naturale ingiustamente esclusa dalle sette meraviglie della Terra! Prova a chiedere in giro. Non staremo qui a descriverti i piaceri del glorioso dolciume napoletano. Ti diciamo solo che questa qui merita una particolare attenzione: la storia della sfogliatella ha origine non a Napoli come si ritiene comunemente, ma in Costiera. Dunque leggi: circa 400 anni fa, nel 600, la suora addetta alla cucina del monastero di Santa Rosa nei pressi di Furore si accorse che era avanzata un po’ di semola cotta nel latte. Buttarla era fuori programma.
Così grazie ad una misteriosa e miracolosa ispirazione, la suora aggiunse frutta secca, zucchero, liquore al limone. Immaginando quell'impasto come una farcitura pensò di ricoprirla in qualche modo. Mise a punto due sfoglie di pasta, alle quali aggiunse strutto e vino bianco, e ci mise dentro il ripieno. La Superiora, dapprima insospettita, si convinse del dolce e anzi sfruttò l’invenzione per riempire le casse del convento. In circa centocinquant’anni la Santarosa abbandonò la costiera approdando a Napoli, nei primi dell’800, grazie all’oste Pasquale Pintauro.
Qui scopriamo anche la genesi di quello che diventerà un famoso pasticciere napoletano, che agli esordi era un semplice oste. La sua bottega era in via Toledo, di fronte a Santa Brigida. Nel 1818 Pasquale entrò in possesso, non si sa ancora come, della ricetta originale della sfogliata. Pintauro divenne pasticciere, e la sua osteria un laboratorio di dolci. Il neo-pasticciere la modificò, eliminando la crema pasticciera e l’amarena, e cancellando la protuberanza superiore a cappuccio di monaco che la suora le aveva fornito. Era nata la sfogliatella. Da allora la versione “riccia” mantiene la classica forma triangolare, a conchiglia. Attenzione: il profumo della sfogliatella appena sfornata può far perdere la testa, evitate di mangiarla velocemente perchè la sfoglia è calda, ma il ripieno di ricotta è bollente.
Così grazie ad una misteriosa e miracolosa ispirazione, la suora aggiunse frutta secca, zucchero, liquore al limone. Immaginando quell'impasto come una farcitura pensò di ricoprirla in qualche modo. Mise a punto due sfoglie di pasta, alle quali aggiunse strutto e vino bianco, e ci mise dentro il ripieno. La Superiora, dapprima insospettita, si convinse del dolce e anzi sfruttò l’invenzione per riempire le casse del convento. In circa centocinquant’anni la Santarosa abbandonò la costiera approdando a Napoli, nei primi dell’800, grazie all’oste Pasquale Pintauro.
Qui scopriamo anche la genesi di quello che diventerà un famoso pasticciere napoletano, che agli esordi era un semplice oste. La sua bottega era in via Toledo, di fronte a Santa Brigida. Nel 1818 Pasquale entrò in possesso, non si sa ancora come, della ricetta originale della sfogliata. Pintauro divenne pasticciere, e la sua osteria un laboratorio di dolci. Il neo-pasticciere la modificò, eliminando la crema pasticciera e l’amarena, e cancellando la protuberanza superiore a cappuccio di monaco che la suora le aveva fornito. Era nata la sfogliatella. Da allora la versione “riccia” mantiene la classica forma triangolare, a conchiglia. Attenzione: il profumo della sfogliatella appena sfornata può far perdere la testa, evitate di mangiarla velocemente perchè la sfoglia è calda, ma il ripieno di ricotta è bollente.