Gran Caffè Gambrinus
Storico caffè letterario con arredi in stile liberty
Membro dell’Associazione Culturale Locali Storici d’Italia, salotto letterario partenopeo, celebre galleria d’arte, animatore della cultura cittadina, questi i tratti che contraddistinguono il Caffè Gambrinus.
Affacciato direttamente su Piazza Plebiscito e Palazzo Reale, il Caffè Gambrinus divenne da subito un luogo di incontro e scambio culturale con il riconoscimento di “Fornitore della Real Casa”, onorificenza tributata dai Savoia ai migliori fornitori del Regno delle due Sicilie.
In seguito alla ristrutturazione, ad opera dell’architetto Antonio Curri, il Gambrinus si trasformò in una preziosa galleria d’arte e fu ribattezzato “Gran Caffè Gambrinus”.
Inaugurato ufficialmente nel 1890, il Gran Caffè Gambrinus divenne il cuore della vita mondana, culturale e letteraria della città. Le sale furono divise per l’argomento: la sala politica, la sala della vita, la sala rotonda. Lo storico locale partenopeo però è fiorito maggiormente nel periodo della Belle Epoqué.
Basti pensare che tra gli ospiti più illustri ci fu l’imperatrice d’Austria Sissi, che prese un ottimo gelato alla violetta; Gabriele D’Annunzio che scrisse lì i versi della canzone “A’vucchella”; Matilde Serao che fondò il quotidiano “Il Mattino” seduta ad un tavolino del caffè; il filosofo Benedetto Croce che frequentava spesso Napoli; gli scrittori Oscar Wilde ed Ernest Hemingway; non ultimo il filosofo francese Jean-Paul Sartre che scrisse pensieri su Napoli ai tavolini del Gambrinus, gustando una fresca granita.
A Napoli verso la fine dell’Ottocento arrivò il “Cafè Chantant” o Caffè Concerto, ebbene oltre al Salone Margherita, il Gambrinus fu uno dei luoghi d’incontro più frequentati dalla nobiltà napoletana. Nel 1938 il prefetto Marziale ne ordinò la chiusura in quanto ritrovo antifascista, cedendo in parte i locali al Banco di Napoli, tuttavia grazie ad un'enorme opera di valorizzazione iniziata da Michele Sergio e portato avanti dai figli, l’unico storico caffè letterario della città di Napoli è ritornato al suo splendore e continua ad essere frequentato dagli intellettuali di tutto il mondo.
Affacciato direttamente su Piazza Plebiscito e Palazzo Reale, il Caffè Gambrinus divenne da subito un luogo di incontro e scambio culturale con il riconoscimento di “Fornitore della Real Casa”, onorificenza tributata dai Savoia ai migliori fornitori del Regno delle due Sicilie.
In seguito alla ristrutturazione, ad opera dell’architetto Antonio Curri, il Gambrinus si trasformò in una preziosa galleria d’arte e fu ribattezzato “Gran Caffè Gambrinus”.
Inaugurato ufficialmente nel 1890, il Gran Caffè Gambrinus divenne il cuore della vita mondana, culturale e letteraria della città. Le sale furono divise per l’argomento: la sala politica, la sala della vita, la sala rotonda. Lo storico locale partenopeo però è fiorito maggiormente nel periodo della Belle Epoqué.
Basti pensare che tra gli ospiti più illustri ci fu l’imperatrice d’Austria Sissi, che prese un ottimo gelato alla violetta; Gabriele D’Annunzio che scrisse lì i versi della canzone “A’vucchella”; Matilde Serao che fondò il quotidiano “Il Mattino” seduta ad un tavolino del caffè; il filosofo Benedetto Croce che frequentava spesso Napoli; gli scrittori Oscar Wilde ed Ernest Hemingway; non ultimo il filosofo francese Jean-Paul Sartre che scrisse pensieri su Napoli ai tavolini del Gambrinus, gustando una fresca granita.
A Napoli verso la fine dell’Ottocento arrivò il “Cafè Chantant” o Caffè Concerto, ebbene oltre al Salone Margherita, il Gambrinus fu uno dei luoghi d’incontro più frequentati dalla nobiltà napoletana. Nel 1938 il prefetto Marziale ne ordinò la chiusura in quanto ritrovo antifascista, cedendo in parte i locali al Banco di Napoli, tuttavia grazie ad un'enorme opera di valorizzazione iniziata da Michele Sergio e portato avanti dai figli, l’unico storico caffè letterario della città di Napoli è ritornato al suo splendore e continua ad essere frequentato dagli intellettuali di tutto il mondo.